Di Maio minaccia Salvini sul taglio delle pensioni

Il vicepremier Luigi Di Maio vuole trasformare il taglio delle pensioni d’oro nel suo cavallo di battaglia.

Un po’ come l’immigrazione per Salvini. Sulla proposta di legge del capogruppo Francesco D’Uva che mira a tagliare gli assegni sopra 4.000 euro sono piovute critiche, più tecniche che politiche. Poi sono emersi i dubbi della Lega. Ieri il ministro del Lavoro e leader del M5s ha tenuto il punto. «È una proposta di legge depositata, firmata dai capigruppo dei 5Stelle e della Lega e si va avanti fino alla fine. Se qualcuno vuole dire che il Contratto non lo si vuole attuare, lo dica chiaramente».

Reazione a uno studio di Alberto Brambilla, esperto di pensioni vicino a Salvini, nel quale si mettono in evidenza i problemi della proposta. Il taglio delle pensioni M5s è retroattivo, non è un ricalcolo della parte retributiva delle pensioni ma una decurtazione basata sull’età del pensionamento. Finirebbe per penalizzare il Nord: il 70% dei tagli si concentrerebbe nelle regioni settentrionali, dove viene erogata la maggior parte delle pensioni di anzianità. I problemi della proposta erano stati già segnalati da altri esperti di previdenza, come l’ex ministro Pd Cesare Damiano e dai sindacati dei dirigenti.

Il ministro Giovanni Tria non si è pronunciato, ma la proposta di legge non troverà mai una sponda nel ministero dell’Economia, visto che il taglio delle pensioni porterà pochissimo alle casse dello Stato, mentre le altre misure in cantiere come le «pensioni di cittadinanza» potrebbero costare fino a sei miliardi, come ha sottolineato Brambilla.

La Ragioneria generale dello Stato in questi giorni fa arrivare al governo messaggi allarmanti sulle pensioni. Anche ritoccare marginalmente il sistema in vigore, compreso l’adeguamento dell’età anagrafica e dell’assegno alle aspettative di vita, significherebbe mettere a rischio il sistema.

Il sistema proposto da Brambilla è un contributo di solidarietà progressivo, che partirebbe dagli importi della pensione superiori a 2.000 euro. A differenza di quello proposto dal M5s segue le indicazioni già date dalla Corte costituzionale quando bocciò il blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione.

Ma il caos pensioni attraversa anche la Lega, visto che ieri a rassicurare Di Maio è stato Claudio Borghi, presidente della commissione Finanze della Camera. «Non mi risulta ci sia nessuno contrario al taglio delle pensioni da 5mila euro, come previsto dal contratto di governo». Per l’economista della Lega «sulle pensioni la posizione mi risulta essere sempre la stessa: per i trattamenti sopra i 5mila e non coperti da contributi l’obiettivo è riportarli al montante contributivo, come previsto. Smentisco chi parla di tassazione a partire dai 2mila euro, come sostiene Brambilla: è una cosa che non è prevista da nessuna parte».

Dalla parte di Brambilla si è schierato Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti: il ricalcolo contributivo è «giuridicamente insostenibile». I problemi emergeranno quando sulla legge si dovrà esprimere il ministero dell’Economia.

IL GIORNALE.IT

 

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.