L’assessore Majorino usa i migranti per far la guerra al ministro Salvini

l’assessore Majorino su queste pagine ha ribadito che il Comune di Milano non può fare nulla per quelle decine di persone che da settimane si alternano nello stazionare ai giardini Montanelli di Porta Venezia.

Poiché si tratta di «transitanti», queste persone non fanno richiesta d’asilo perché vogliono solo raggiungere le frontiere. E per questo la prefettura non autorizza ad accoglierle. Questo il senso del suo ragionamento. Eppure lo stesso titolare delle Politiche sociali, rispondendo al sottoscritto nel corso di una discussione nell’aula del consiglio comunale del 16 luglio scorso, ha riconosciuto che ad una cinquantina di queste è stato dato rifugio durante la notte presso i dormitori pubblici e che, a seguito di ciò, molti hanno fatto richiesta d’asilo in Italia. Majorino è pure lo stesso assessore che nel 2013 organizzò in stazione Centrale, insieme a volontari e privato sociale, l’accoglienza ai profughi provenienti dalla Siria anche se solo di passaggio a Milano. «Stiamo seguendo da giorni una vicenda che ha dell’incredibile – denunciò a ragione (!) l’assessore Majorino sui giornali del 17 ottobre di quell’anno – manca infatti un qualsiasi intervento nazionale volto a coordinare azioni di assistenza sul territorio, a gestire l’accoglienza temporanea o a prevedere il riconoscimento di uno status che consenta ai migranti di varcare le frontiere». E proprio per questo motivo «il Comune di Milano – aggiunse Majorino – ha deciso di non girare la testa dall’altra parte». Cosa che, infatti, nessuno impedì. Come nessuno del resto ha impedito di ospitare nei dormitori del circuito comunale gli stessi «transitanti» di oggi. Non si capisce però perché di giorno invece si decida di girare la testa dall’altra parte, lasciando che donne e bambini stiano in mezzo a sporcizia e topi, senza acqua, né cibo e in attesa del passeur di turno che illegalmente consenta loro di oltrepassare le nostre frontiere. Un sospetto c’è. Anzi due. Il primo è che in passato i transitanti siriani erano innanzitutto oggetto dell’interessamento ideologico volto a fare proseliti da parte di quell’associazionismo islamista tanto caro all’assessore che in qualche caso ha concesso di ospitarne a decine presso una di quelle moschee abusive che il Pgt in discussione vorrebbe regolarizzare. I «transitanti» di Porta Venezia, al contrario, sono per lo più africani, provenienti da paesi del corno d’Africa, oggetto di colonizzazione da parte delle potenze sunnite del Golfo; le stesse che fanno il bello e cattivo tempo in Medio Oriente e sostengono finanziariamente la costruzione delle moschee del network della fratellanza musulmana in Europa.

Il secondo sospetto è più provinciale: forse politicamente oggi conviene girare la faccia dall’altra parte. Nella speranza che il malcontento salga, ma questa volta si indirizzi verso la parte avversa che vede il suo leader titolare del Viminale. È comunque un modo di strumentalizzare i migranti. Uguale e contrario a quello che pure si dice di combattere imbastendo tavole multietniche e indossando magliette rosse. IL GIORNALE.IT

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