Francesco Lollobrigida contro l’antifascismo: “Troppo generico, porta con sé violenza”

Durante l’ultima puntata di “In mezz’ora” su Rai3, il ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, ha espresso una forte critica al termine “antifascismo“, ritenendolo “troppo generico” e correlato a tragiche conseguenze. Lollobrigida ha accusato il termine di aver “portato in tanti anni a morti”, evidenziando un distacco marcato tra l’ideale e le azioni violente di alcuni che si identificano come antifascisti.

Il ministro ha puntualizzato che episodi di violenza, come quelli di attivisti ‘antifa’ che “girano l’Europa a sprangare gente” o causano interruzioni nelle università, sono inaccettabili e contrari ai principi democratici. Queste affermazioni intervengono in un clima di crescente tensione politica in Italia, sottolineando una frattura ideologica all’interno del dibattito su cosa realmente significhi opporsi al fascismo oggi.

Lollobrigida ha anche richiamato il caso di Sergio Ramelli, un giovane ucciso nel 1975 da antifascisti, utilizzando questa memoria come esempio delle estreme conseguenze della militanza politica estremista. “Il termine ‘antifascismo’, quindi, è troppo generico e spesso usato per giustificare atti che nulla hanno a che fare con i valori autentici di resistenza e opposizione”, ha affermato il ministro.

Concludendo, Lollobrigida ha riaffermato il suo impegno per una politica che rifletta i valori della Costituzione italiana, sottolineando un rifiuto categorico delle azioni violente spesso associate all’antifascismo. “Preferisco rifarmi alla Costituzione italiana, che è strutturalmente antifascista e sulla quale ho giurato”, ha dichiarato, sottolineando una necessità di rinnovamento nell’approccio all’antifascismo, che dovrebbe distanziarsi definitivamente dalla violenza per rispecchiare i principi di legalità e rispetto.

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