ANTONIO LOGLI ROMPE IL SILENZIO: DAL CARCERE ARRIVA LA SUA CONFESSIONE SU ROBERTA RAGUSA

Quella di Roberta Ragusa è la storia di un omicidio senza corpo. Nonostante le ricerche, i suoi familiari non hanno, ad oggi, un posto su cui piangere il cadavere della povera donna.

Cosa ne è stato di Roberta, splendida, con i suoi occhi azzurro cielo, 45enne al momento della sua scomparsa, avvenuta il 14 gennaio 2012? Di lei si sono perse le tracce in una sera d’inverno a San Giuliano Terme.

Il suo caso, uno dei più efferati, continua a suscitare grande clamore mediatico, nonostante la condanna del marito, Antonio Logli, a 20 anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere. Questo quanto deciso dai giudici della corte d’Appello di Firenze.

Nelle motivazioni della sentenza di condanna si legge che Logli avrebbe commesso l’omicidio per motivi sostanzialmente economici. Il 49enne temeva che, con una separazione, quella che Roberta stava valutando di mettere in atto, ci sarebbero stati dei contraccolpi economici.

Tra i timori maggiori la perdita della sua scuola guida e della casa, di proprietà dei genitori della Ragusa. Ormai da diverso tempo il matrimonio era in crisi e lui aveva un’amante, Sara Calzolaio che tutt’oggi gli è accanto, molto più giovane, dipendente della scuola guida ed ex baby sitter dei figli, oggi diventati ragazzi, di Roberta.

Antonio Logli, dal carcere, scrisse una lettera a Quarto Grado, uno dei programmi di punta della Mediaset, che in onda su Rete 4 il venerdì sera, occupandosi dei più forti casi di cronaca del nostro Paese. Proprio al programma condotto da Gianluigi Nuzzi e dalla giornalista Alessandra Viero, Logli ha fatto giungere una missiva, scritta nella cella del carcere di Massa, dove sta scontando la pena comminata.

Per via delle restrizioni legate alla pandemia, per diverso tempo Logli ha potuto comunicare con i familiari solo tramite videochiamate e, proprio nel parlare delle sensazioni provate nel vedere solo tramite schermo i suoi genitori, ha aggiunto: “I miei genitori sono anziani e vorrei poterli riabbracciare a uomo libero“.

Antonio ha continuato a ribadire la sua innocenza, trascorrendo mesi interi a leggere le carte del suo processo che, a suo avviso, non hanno fatto altro che dipingerlo come un “mostro da prima pagina”. “Per la scomparsa di Roberta Ragusa bisognava trovare un colpevole e hanno deciso che dovevo essere io”, ha scritto, aggiungendo: “In carcere continuo a lavorare nel lanificio nella produzione di lenzuola e coperte, e presto tornerò a seguire laboratori di lettura. 

Riferendosi al carcere di Massa, pur essendo consapevole che offre opportunità lavorative, lui “dovrebbe stare altrove, a casa, con suoi affetti più cari”. Una lettera, quella indirizzata a Quarto Grado, che si conclude così:“Io non so dove sia adesso Roberta. L’unica certezza che ho è che non sono stato io a farle del male”.

Intanto Roberta sembra essere stata inghiottita nel nulla e il tempo scorre inesorabilmente senza che il suo corpo sia stato ritrovato. Che ne è stato di questa madre premurosa ed affettuosa, che si prendeva scrupolosamente cura dei suoi figli Daniele e Alessia per cui era un punto di riferimento? Dove si trova il cadavere di questa donna tradita dal marito da 8 anni che aveva scoperto , da qualche tempo, la relazione extraconiugale del marito?

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