Ammiraglio contro le Ong: “Sono pirati che minacciano l’Italia”

Amm. De Felice – La legge del mare dell’Onu (Unclos), norma ratificata da più di 200 Stati inclusa l’Italia, impone alle navi Ong di rispettare il diritto dello Stato costiero di preservare la tutela dei propri confini anche contro il traffico di clandestini. Le navi Ong hanno il dovere di coordinarsi con lo Stato responsabile del soccorso in mare che – guarda caso – non è mai l’Italia, ma la Libia, la Tunisia o Malta, responsabili di indicare il cosiddetto Place of Safety. Le norme internazionali non richiedono inoltre lo sbarco immediato dei clandestini se non in caso di estrema necessità.

Ricordo che i clandestini pagano per essere portati sottobordo delle navi Ong che stazionano costantemente di fronte alle coste libiche, creando quell’effetto attrattivo che i mercanti di essere umani ben conoscono inviando gommoni fatiscenti verso di esse, incrementando in maniera vergognosa le morti in mare. Le navi Ong hanno poi l’obbligo di rispettare il regolamento Ue di Dublino che impone allo Stato di bandiera (Spagna per Open Arms, Germania per Sea Watch 3 e 4, Norvegia per Ocean Viking) di assicurare la protezione internazionale a chi richiede asilo politico.

Significa che gli Stati di bandiera in questione devono occuparsi dei richiedenti asilo, portandoseli a casa loro via mare o con ponte aereo. Contro tutto questo noi della Lega l’8 maggio saremo di fronte all’ambasciata spagnola a Roma per protestare contro quel governo che aiuta le navi Ong con il porto di Burriana vicino Valencia. Il porto dei pirati del XXI secolo. Lo riporta oggi il Primato Nazionale.

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