Ora l’Ue vuole imporre la neolingua politicamente corretta

L’obiettivo è chiaro: imporre la neo-lingua del pensiero unico progressista a tutta la macchina burocratica dell’Unione europea, adottando un linguaggio cosiddetto “inclusivo” e rispettoso delle minoranze etniche e di genere (Lgbt).

A denunciare l’ultima folle deriva del Parlamento europeo è stata per prima Simona Baldassarre, medico, europarlamentare della Lega e Responsabile del Dipartimento Famiglia del Lazio. Come riporta Libero, infatti, il Parlamento europeo, e nella fattispecie l’unità Uguaglianza, inclusione e diversità facente capo alla Direzione generale per il personale, ha redatto il glossario del linguaggio “sensibile” per la comunicazione interna ed esterna, rivolto al personale dell’istituzione per “comunicare correttamente su questioni riguardanti la disabilità, le persone LGBTI+, la razza, l’etnia e la religione”. Nei fatti trattasi di un vero e proprio vocabolario dedicato a funzionari, assistenti, portaborse, portavoce e politici da adottare per essere al passo con i tempi della cultura del piagnisteo e del political correctness imperante.

Soprattutto, l’attenzione è massima verso le parole che, d’ora in poi, non si dovranno più impiegare, in particolare verso l’universo Lgbt. Quindi vietato assolutamente dire “gay, omosessuali e lesbiche” e spazio alle più accomodanti espressioni “persone gay, persone omosessuali, persone lesbiche”. Guai a dire anche “matrimonio gay”: la nuova neo-lingua impone che si dica “matrimonio egualitario”. Scorretto anche parlare di “diritti dei gay e degli omosessuali” che va sostituito con “trattamento equo, paritario”.

Pensate inoltre di essere maschi o femmine? Vi sbagliate di grosso, la biologia per i super burocrati di Bruxelles non esiste. È un’invenzione dei suprematisti bianchi e della società patriarcale. D’ora in poi si parla di “sesso assegnato alla nascita” e non del retrogado “sesso biologico”. Sbagliato altresì parlare di “cambio di sesso”, che ora diventa una “transizione di genere”. E poi arriviamo alla famiglia. Dimenticatevi quella tradizionale e sostituite “padre” e “madre” con un più generico “genitori”: vorrete mica offendere qualcuno?

La nuova neolingua adottata dal Parlamento europeo è un clamoroso assist alla cancel culture dilagante in tutto l’Occidente e non è diverso dalla furia iconoclasta degli attivisti che abbatte le statue. L’ideologia ultra-progressista che muove queste iniziative è la medesima. E fa tornare alla memoria 1984 di George Orwell: quando un sovversivo viene fatto sparire dal partito, si applica la damnatio memoriae: viene cioè eliminato, da tutti i libri, i giornali, i film e così via, tutto ciò che si riferisca direttamente o indirettamente alla persona in oggetto. E così il nuovo linguaggio “inclusivo” viene imposto e quello “vecchio” cancellato, con un ordine dall’alto, alla medesima maniera. E come scriveva lo stesso Orwell “ogni disco è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni immagine è stata ridipinta, ogni statua e ogni edificio è stato rinominato, ogni data è stata modificata. E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto. La storia si è fermata. Nulla esiste tranne il presente senza fine in cui il Partito ha sempre ragione”.

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