Vaticano, i testi al processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa: “Avance, luogo malsano”

Vaticano, all’udienza di oggi del processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa, i testi parlano di «avance e pressioni psicologiche». E descrivono «un ambiente malsano». Rievocano «un’esperienza logorante». Quella descritta oggi nell’aula del Tribunale del Vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, è un’atmosfera nebulosa al cui interno si mescolano diatribe, divisioni in fazioni, contrasti duri e aspre recriminazioni. Un clima che, negli anni, ha alimentato litigi e polemiche, culminate nelle accuse di abusi sessuali e lotta per il potere. Uno scontro senza esclusione di colpi, al centro di un dibattimento in corso da tempo e, spesso, ripercorso a tappe anche da diverse inchieste in tv. Un quadro a tinte cupe che rivive a ogni nuova udienza del cosiddetto “Processo dei chierichetti” nel Tribunale vaticano. Uno scenario – ricostruito dall’Adnkronos – che delinea, a tinte fosche, lo scandalo del San Pio X, il Preseminario all’ombra del Cupolone, tra le cui mura sarebbero avvenuti diversi episodi di violenza sessuale. Un caso ancora da chiarire a fondo, che vede don Gabriele Martinelli come principale imputato alla sbarra. Lo chiarisce

Vaticano, ascoltati i testi al processo dei presunti abusi sui chierichetti del Papa

A trascinare il giovane sacerdote di Como a processo sono state le accuse di un ex ospite del Preseminario, il quale afferma di aver denunciato i presunti abusi subiti dal sacerdote, di un anno più grande, in diverse lettere inviate all’ex rettore Enrico Radice (anch’egli imputato per negligenza), come anche a vescovi e cardinali. Oggi, dopo la quarta udienza tutta incentrata sull’interrogatorio a Martinelli, il Tribunale ha aggiornato il dibattimento all’ascolto di alcuni testi chiave nell’ambito del processo sui presunti abusi al Preseminario San Pio X in Vaticano, chiamati dal Promotore di giustizia.

Le testimonianze: «Avances e pressioni. Fu un’esperienza logorante»

Quattro di loro hanno testimoniato. Mentre altri due sono risultati assenti. Ebbene, dalle testimonianze di oggi è emerso che il Preseminario era «un ambiente malsano». Nel quale erano normali «scherni a sfondo sessuale». Litigi legati ai ruoli da avere come chierichetti. In questo quadro, l’imputato don Gabriele Martinelli è definito come la persona alla quale l’ex Rettore don Enrico Radice aveva delegato di fatto molti ruoli, bypassando gli altri due sacerdoti che facevano parte dell’equipe formativa. Ma, quello che emerge a latere, è anche che le notizie delle presunte violenze sono riferite solo in quanto apprese da altri. Il nome ricorrente delle persone che riferivano questi fatti è quello di Kamil, lo stesso giovane che fece esplodere il caso con il servizio delle Iene e con la testimonianza a Gianluigi Nuzzi . Solo un testimone dice di aver visto, «durante una lotta in una stanza», don Martinelli «toccare le parti intime» di un altro allievo.

«Continue battute a sfondo omosessuale e venivano dati soprannomi femminili»

Un altro testimone parla genericamente di aver visto «toccate» e «avance» da parte di Martinelli nei confronti degli allievi più piccoli. Si facevano «scherni sull’aspetto femminile, sull’aspetto fisico», come «sulla provenienza regionale e sul lavoro dei genitori». Non solo. In generale, riferiscono i testi in aula, «il pettegolezzo era molto acceso sull’ambiente curiale. E c’era un continuo scherno su alcuni soggetti del Preseminario». In particolare, un teste ha dichiarato espressamente che il Preseminario «era un ambiente malsano. In cui c’erano forti pressioni psicologiche. Dove si facevano continue battute a sfondo omosessuale, e venivano dati soprannomi femminili». Insomma, la conclusione è stata: «È stata un’esperienza logorante». E in tutto questo quadro, emerge che chi, da una posizione al vertice, veniva informato dei fatti, non intervenne.

Vaticano processo sui presunti abusi ai chierichetti del Papa: chi sapeva tacque?

A parte un sacerdote, che nel 2017 fece una segnalazione all’ex sant’Uffizio: Padre Pierre Paul, maestro della Cappella Giulia e sacerdote della Basilica di San Pietro. Il prelato aveva ricevuto le confidenze di L.G., la presunta vittima: «Non mi ha mai detto esplicitamente che cosa non andava. Ma si capiva che erano problemi della sfera affettivo-sessuale». Dunque, nel 2017, dunque, Padre Paul si recò alla Commissione per la Tutela dei minori nella Congregazione per la Dottrina della Fede per fare una segnalazione. Voleva farlo molto prima ma L.G. gliel’ha impedito perché voleva «mettere una pietra», ha raccontato, a tutta questa storia. E anche Kamil gli aveva detto di aver mandato lui stesso una lettera al Dicastero. Comunque andò. E per almeno un paio di volte.

Il processo si aggiorna all’udienza di domani

Al termine delle quali d alla Commissione per la tutela dei minori fu comunicato al prelato che sarebbe stato interrogato dal capo della Gendarmeria. Ciò nonostante, riferisce ancora il religioso, «si arrabbiò molto» nel vedere anni dopo don Martinelli gestire ancora i servizi liturgici con i ragazzi. Perché, «se qualcuno ha problemi di questo genere, non lo si mette con i ragazzi». Fatto sta che ora i ragazzi, diventati adulti, intervengono in aula. Ricordano. Parlano. Raccontano. Animano un processo che, dopo l’intensa giornata odierna, si aggiorna a domani. Quando il Tribunale del Vaticano ascolterà come testimone nel processo sui presunti abusi nel Preseminario San Pio X il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni. Mentre il vescovo emerito, Diego Coletti darà forfait. Il presule ha presentato un certificato medico che certifica «problemi di decadimento cognitivo e diabete alto»: quindi non testimonierà.

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