No al crocifisso nelle case degli studenti: la folle idea dell’Università di Torino. Che poi ci ripensa

L’università di Torino, alla fine, ha deciso di fare marcia indietro. Ma i segni di una certa follia laicista che sembrano averla tentata restano là, in una versione della bozza di regolamento per gli esami in forma telematica. Nel documento, infatti, ai docenti si raccomanda di «ricordare la necessità di rendere l’ambiente circostante idoneo allo svolgimento della prova». Vale a dire che gli studenti devono togliere di mezzo file, fogli, suggeritori che possano falsare l’esame. E fin qui nulla di strano. Ciò che invece ha suscitato scalpore e proteste è la richiesta di «non inquadrare simboli politici o religiosi». Insomma, via anche il crocifisso, che magari – chissà – per l’Università di Torino pure una preghiera di troppo può connotare scorrettezza nello svolgimento dell’esame.

Simboli religiosi «non idonei» agli esami

«Prima dell’avvio della prova – si legge nella stesura incriminata della bozza di regolamento, riportata dall’edizione di Torino del Corriere della Sera – si consiglia al docente di ricordare la necessità di rendere l’ambiente circostante idoneo allo svolgimento della prova». Seguono gli esempi: «Non inquadrare simboli politici o religiosi; evitare di conservare sul desktop del dispositivo file personali o testi dei quali non è permessa la consultazione durante la prova; togliere eventuali testi cartacei o fogli; chiudere le porte; rimuovere oggetti personali che non si vuole vengano presi; etc.)». La raccomandazione sui simboli religiosi, per altro nient’affatto nuova al sistema dell’istruzione, non è passata inosservata e ha provocato proteste diffuse, sia da parte degli studenti sia nel dibattito politico.

FdI: «Non siamo nell’Unione sovietica»

È stata in particolare FdI a ricordare che «l’Università di Torino non è l’Unione Sovietica». La deputata torinese Augusta Montaruli ha avvertito che «se la bozza del regolamento passasse, forniremo assistenza legale gratuita a tutti gli studenti che si sentissero discriminati. La fede e la decisione di tenere nella propria casa simboli religiosi appartengono alla sfera personale». È stato poi l’esponente locale del partito, Enrico Forzese, a sottolineare che «è vergognoso che nella situazione di totale sbando in cui si trova l’università da oltre un anno, la priorità dell’ateneo sia bandire dalle classi online crocifisso e altri simboli religiosi, limitando la libertà degli studenti persino nelle loro case». «Chiediamo che l’ateneo prenda immediatamente le distanze da questo provvedimento scellerato, che – ha sottolineato Forzese – sarebbe un insulto alla nostra cultura e tradizione. Oltre che una gravissima violazione della libertà di culto degli studenti garantita dalla costituzione».

La marcia indietro dell’Università di Torino sul crocifisso

Alla fine le proteste hanno avuto effetto e nella bozza del regolamento quel passaggio non compare più, come riportato dall’edizione di Torino del Corriere della Sera, che aveva dato ampio riscontro del caso, suscitando anche una lettera dell’Ateneo nella quale si precisa che «il Regolamento per gli esami a distanza è ancora in fase di scrittura, in collaborazione con le Rappresentanze studentesche».

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