Giuseppe Conte pronto a dimettersi, il retroscena: chiede a Renzi la “garanzia scritta”

Eravamo rimasti a Matteo Renzi che chiede a Giuseppe Conte di salire al Quirinale per dimettersi. In cambio, il fiorentino promette di partecipare a un terzo governo guidato dal giurista pugliese: identica maggioranza, molti ministri nuovi (tra cui, magari, lo stesso Renzi o Maria Elena Boschi). La novità è che i due rivali si sono parlati tramite emissari, e Conte ha fatto sapere a Renzi di essere pronto a dimettersi: sebbene in un colloquio riservato, è la prima volta che prende in considerazione l’ipotesi di troncare la vita del suo esecutivo. L’avvocato di Volturara Appula, però, pretende garanzie. Un documento nel quale il capo di Italia viva s’ impegna – come promesso – a sostenere il governo Conte 3. Il premier, infatti, teme che l’ex sindaco, ottenute le sue dimissioni, gli tiri il pacco, proponendo un gabinetto di larghe intese guidato da Mario Draghi o Marta Cartabia. Nessun problema, gli ha risposto Renzi: il foglio che vuoi sono pronto a firmartelo, però dopo che ti sei dimesso. Così, se Conte prima sentiva puzza di bruciato, adesso fiuta un incendio. E dunque non esclude di andare davvero al duello finale in parlamento, per chiedere a quelli di Iv il coraggio di togliergli la fiducia in aula. Prima di arrivare a tanto, Nicola Zingaretti vorrebbe che Conte convocasse un vertice con tutti i leader della maggioranza: già oggi, se possibile, per vedere se c’è ancora qualcosa da salvare. Renzi, intanto, parla come uno che ha passato il punto di non ritorno. «Se la crisi non la fate voi, la faccio io», è il messaggio ribadito agli ambasciatori del Pd. La data cerchiata in rosso è quella di domani, 7 gennaio, quando Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dovrebbero uscire dal governo, se il consiglio dei ministri non sarà rinviato. «Aspettiamo il premier in Senato. Con lui abbiamo un problema politico, non personale», ha scritto ieri il capo di Italia viva. E giù accuse a Conte e agli altri di andare «a rilento» sui vaccini e di voler spendere male i soldi europei. «Vi rendete conto che nel Recovery Plan per i giovani e l’occupazione, nei prossimi sei anni, ci sono meno risorse di quelle che sono previste nel solo 2021 per il cashback?».

La conta

Una risposta parziale gli arriverà da Roberto Gualtieri, impegnato a riscrivere il piano italiano per la ripresa accogliendo alcune di queste obiezioni. I renziani, però, avrebbero voluto che fosse Conte stesso a incaricarsi della questione, anziché delegare al ministro dell’Economia, e dunque ce l’hanno con Conte pure per questo. Dietro a tanta spavalderia, Renzi nasconde comunque problemi seri. Il più importante riguarda i suoi 18 senatori e 30 deputati: lo seguiranno tutti sino in fondo, al punto da aprire una crisi al buio che potrebbe sfociare in elezioni anticipate, dalle quali Italia viva uscirebbe a pezzi? Conte e Zingaretti sono sicuri di no, scommettono che almeno alcuni si rifiuteranno di andare verso il suicidio, anche se è difficile che il loro numero basti a salvare la pelle al premier. Per Renzi tutto sarebbe molto più facile se potesse mostrare ai suoi la prova che la legislatura non finirà. Un patto con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ad esempio. Per dare vita a un governo di larghe intese o a un esecutivo di centrodestra nel quale i renziani avrebbero un peso specifico elevatissimo, essendo indispensabili per il raggiungimento della maggioranza. Renzi ci ha provato in tutti i modi, ma nessuno dei due leader (e tantomeno Giorgia Meloni) gli ha dato simili garanzie. Neanche loro, infatti, si fidano di lui: se farà cadere Conte, inizierà un’altra partita e si vedrà. Fino ad allora, però, zero credito. Anche Conte è andato a sbattere. La sua ricerca di “responsabili” in grado di rimpiazzare i renziani prosegue affannata, ma non ha prodotto nulla di tangibile. I telefoni dei centristi all’opposizione continuano a squillare, gli emissari di Conte e i dirigenti del Nazareno fanno presente che ci sono un paio di posti da ministro e qualche poltrona da sottosegretario a disposizione di chi arriverà, ma hanno incassato solo dinieghi. Ieri è stato Giovanni Toti, leader del partito Cambiamo!, cui fanno capo otto parlamentari di centrodestra, a deludere di nuovo i giallorossi: «Abbiamo già chiarito la nostra totale indisponibilità a dare un sostegno di qualsiasi forma all’attuale maggioranza». La conta in aula promette di risolversi in un tonfo dolorosissimo per il premier.

Propaganda 

Così la macchina della propaganda guidata da Rocco Casalino ha iniziato ad accusare Renzi di voler far cadere un governo che sta facendo grandi cose. L’ex sindaco di Firenze dice che i vaccinati sono pochi? Da palazzo Chigi rispondono sfornando dati secondo cui l’Italia sarebbe il secondo Paese europeo per dosi somministrate. In realtà la percentuale di abitanti immunizzati, l’unico dato che conta, vede il nostro Paese messo malissimo, dietro a Danimarca, Portogallo, Slovenia e altri, però Rocco e i suoi fratelli sparsi nelle redazioni si guardano bene dal dirlo. 

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