E’ arrivato l’ultimo catastrofista di sinistra, Gino Strada: “Usciremo solo tra tre anni dal Covid”

Neanche una critica al governo. La colpa è sempre degli italiani o di quelli che stavano prima al governo, naturalmente. Fresco di nomination nel pasticcio della sanità in Campania, Gino Strada si ritaglia il ruolo di catastrofista, quello che i tecnici di Conte, incapace di fermare il virus, amano recitare per assolversi dalle proprie colpe. “Dalla pandemia non ne usciremo prima di 2-3 anni, ma per non pagare un prezzo elevatissimo la responsabilita individuale è fondamentale”. Lo ha detto il fondatore di Emergency ospite di Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora in più‘. “Non credo che l’emergenza si risolverà nei primi mesi di vaccinazioni, i vaccini limitano il numero dei morti, ma non la trasmissione della malattia” ha aggiunto.”

Gino Strada attacca gli italiani che vogliono festeggiare

Quanto al dibattito sulle aperture per le festività, “mi sembra di stare in un Paese superficiale, si dimentica che noi ogni giorno abbiamo centinaia di morti e questa cosa non credo venga considerata con la dovuta attenzione e rispetto. Sono molto preoccupato di quello che potrà succedere a gennaio e febbraio – ha sottolineato Strada – lì vedremo i risultati delle scelte e cosa si è fatto per Natale. Il distanziamento, le mascherine e lavare frequentemente le mani sono un cardine, mi dispiace vedere le follie di chi nega l’utilità della mascherina”.

“I vaccini solo ai più ricchi…”

“Il Covid è una pandemia globale a cui si sta rispondendo in modo diseguale, i morti per Covid ci sono stati soprattutto fra i meno abbienti, che non possono permettersi una protezione più adeguata, così la soluzione parziale del problema, quella dei vaccini, sta avendo lo stesso effetto, i vaccini sono stati acquistati dai paesi ricchi, mentre nei paesi poveri soltanto 1 su 10 si riuscirà a vaccinare. E’ evidente che viviamo in un mondo diseguale”, ha aggiunto Gino Strada.

L’alto numero di morti in Italia, secondo Strada è dovuto anche “ai tagli che sono stati fatti nel corso degli ultimi 10 anni soprattutto sulla medicina sul territorio. L’emergenza Covid non la si supera con le terapie intensive – ha aggiunto – ma si vince o si perde sul territorio, dove si devono curare i pazienti facendo in modo che non arrivino alle terapie intensive. Anche ora dove erano previste 50 Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) ce ne sono in funzione 3. Così i pazienti si trovano isolati e abbandonati”.

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