Natale, un sacerdote “eroe” sfida Giuseppe Conte e i “folli” Dpcm: “Dirò la Messa a mezzanotte”

C’è chi proprio d’anticipare la Messa di Natale non ne vuole sapere. Il dibattito è in corso, ma tutto suggerisce uno spostamento delle lancette: alle 22 e non più alle tradizionali 24. La Conferenza episcopale italiana ne sta discutendo con l’esecutivo presideduto dal premier Giuseppe Conte. La raccomandazione è epidemiologica, mentre chi si sbraccia ne fa più una questione di logica che altro. Il nuovo coronavirus non rispetta i cronometri, dicono. Dottrinalmente, il problema non esisterebbe. Del resto l’orario è convenzionale, mentre sulla data – il 25 dicembre – non si può transigere, e questo è vero anche per via ricerche di carattere scientifico sul Gesù storico. Ma il dibattito c’è, e riguarda l’ora precisa in cui si celebrerà la funzione religiosa.

La Cei e il governo, dall’inizio della pandemia ad oggi, non hanno mai strappato. Sì, c’è stato qualche momento di tensione, ma alla fine è rientrato tutto. Qualche volta il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto retromarcia. In altre circostanze sono stati i vescovi a preferire di non incalzare. Siamo nel campo del consuetudinario dibattito tra autorità. Solo che il punto è delicato. Se non altro perché per i fedeli cattolici la Messa è una vera e propria “urgenza spirituale”. E la Messa di Natale è forse la più importante dell’anno, di sicuro tra gli appuntamenti centrali per chi – appunto – ha delle urgenze spirituali da rispettare. Don Alfredo Morselli, battagliero consacrato dell’Emilia Romagna, ha fatto sapere dalle pagine de La Verità che lui non è disponibile a cambi di programma: dirà la Messa e la dirà alle 24. Morselli ha fatto intendere che non si può disporre delle celebrazioni come dei balli in discoteca.

Tra vescovi che non battono ciglia e base cattolica in fermento, la questione rimane sul tavolo delle cose da decidere in breve tempo. Anzitutto chi è che ha la facoltà decisionale in circostanze simili? Questa è la prima domanda che balza agli occhi. La proposta, a ben vedere, è passata per le velleità politiche del ministro Francesco Boccia, ma ad occhio dovrebbero essere gli ecclesiastici ad avallare magari un protocollo comune, che riguardi magari anche il numero delle persone presenti in chiesa. In Francia è bagarre: il presidente della Repubblica Emmanuel Macron aveva imposto un limite di trenta persone, ma l’episcopato transalpino si è risentito, e allora pure il leader di En Marche! ha dovuto constatare l’impercorribilità di decidere al posto dei consacrati: il limite potrebbe presto essere abbattuto. L’Italia non è la Francia e qui le piazze non sono piene di manifesti che invocano la libertà di culto, ma l’argomento rimane centrale. C’è un fronte, ben rappresentato da Morselli, che non solo contesta l’eventuale anticipazione, ma si sofferma pure su tante delle novità circolanti in questi giorni: quella in corso è pure la fase del nuovo Messale, che ai tradizionalisti non piace proprio. La faccenda della Messa è diversa, ma abbraccia l’andazzo del pontificato, che i conservatori contestano.

Nel caso la funzione religiosa del 24 sera subisse un cambiamento d’orario, allora sarebbe persino possibile prevedere un piccolo ma distribuito boicottaggio della scelta. Come quando, durante le prime fasi della pandemia, qualche sacerdote ha organizzato le cosiddette “Messe clandestine”. Tanti consacrati – questo va detto – non credono che l’ora sia un problema. La dialettica però si comprende meglio se si guarda alle divisioni interne agli “schieramenti” di chi è membro attivo della Chiesa: i tanti contrari alla prassi governativa non ci stanno; chi preferisce questi tempi al temuto avvento del sovranismo non fa troppe storie. Ma la Chiesa – lo ha ribadito il Papa poco tempo fa – non è un partito. Per quanto un po’ lo possa sembrare, si potrebbe aggiungere. Vedremo se e quanti imiteranno don Alfredo.

Quali sono tuttavia i problemi posti da chi di Messa anticipata non vuol sentir parlare? Dicevamo che l’orario fa parte delle convenzioni. Uscire dalla dimensione pre-natalizia ed entrare con il rintocco di campane delle 24 che accompagnano la celebrazione nella consapevolezza della natività: il senso delle rimostranze abita da quelle parti. E per quel motivo la Messa di Natale sarebbe stata sempre celebrata a cavallo tra la vigilia ed il Natale. Comunque sia, la trattativa tra vescovi e governo è in corso, e tra qualche ora, al massimo qualche giorno, sapremo.

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