Recovery Fund: in arrivo l’ennesima (e inutile) “task force”

Dopo aver semi-delegato la gestione dell’emergenza sanitaria al comitato tecnico-scientifico ed aver affidato la “ripartenza” della fase 2 alla task force guidata dal Vittorio Colao, il governo giallofucsia si appresta a nominare l’ennesima cerchia ditecnici. A questo giro con l’obiettivo di gestire i fondi del Recovery Fund destinati all’Italia.

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L’organo tecnico-esecutivo: 6 manager e 300 tecnici

Al termine del vertice di ieri sera  tra i capi delegazione di maggioranza – Alfonso Bonafede (M5S), Teresa Bellanova (IV), Roberto Speranza (Leu) e Dario Franceschini (Pd) – il premier ha aperto all’ipotesi di una “cabina di regia”. Il governo – nello specifico Conte e i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli – coadiuvato dal comitato interministeriale Affari europei, verrà così affiancato da un comitato tecnico-esecutivo, formato a sua volta da 6 manager, supportati da un’ ulteriore task force di 300 “esperti”.

Tale ipotesi si era già ventilata la scorsa estate, dopo l’approvazione del Recovery Fund, tema che creò malumori tra la maggioranza e Conte.

Il Recovery Fund affidato ai tecnici

I manager dovrebbero essere nominati dal governo e avranno poteri (e deleghe) sostitutivi rispetto ai soggetti attuatori del cosiddetto “Piano nazionale di ripresa e resilienza“. Termine che trasuda macabra ironica, scontrandosi brutalmente con le stime sui prossimi mesi che vedono una tabula rasa delle Pmi. La struttura di questa governance del Recovery Fund verrebbe poi formalizzata all’ interno della prossima legge di bilancio.

“Sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione” asseriva Carl Schmitt nel suo saggio Teologia Politica. Cosa che il governo giallofucsia, con questo guazzabuglio di task force, dall’inizio della pandemia non ha mai fatto. Rimarcando al contrario uno dei maggiori peccati delle classi dirigenti contemporanee: elevare esperti e sedicenti tecnici da mezzi a vere e proprie categorie di governo.

Riccardo Natale

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