Nicola Gratteri contro Giuseppe Conte: “I ritardi sul Recovery Fund? Rischiano di favorire le mafie”

«I ritardi sul Recovery Fund rischiano di agevolare le mafie», il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri lancia l’allarme mentre il governo italiano sembra prigioniero di una trattativa europea dall’esito tutt’ altro che scontato. «Bisogna fare in fretta – dice Gratteri – come insegna la storia, le mafie hanno sempre cercato di sfruttare pandemie e calamità naturali. Se i fondi europei tardano ad arrivare, si rischia di agevolare chi ha soldi da investire sul territorio e non lo fa certo per generosità. Nel contempo, bisogna tenere gli occhi aperti per evitare che i fondi vadano a finire nelle mani sbagliate».

Come va interpretata l’impennata dei reati di usura, registrata negli ultimi mesi soprattutto nel Mezzogiorno?
«L’aumento dei reati d’usura è un segnale da non sottovalutare. Significa che c’è gente che non riesce più ad andare avanti e altra gente che sta cercando di lucrare su queste sofferenze. A finire nella rete degli strozzini spesso sono anche imprenditori e commercianti».

Intanto è cominciato il maxi processo alla ‘ndrangheta, oltre 450 persone a giudizio. Lei vuole emulare Giovanni Falcone?
«C’è molta enfasi, io direi che è una delle tante inchieste che portiamo avanti, frutto del lavoro di squadra. Non è l’indagine di Gratteri ma è un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Mi auguro di farne ancora tante e non cerco affatto di emulare Giovanni Falcone. Falcone era un gigante».

Il governo non riesce a individuare il commissario per la sanità calabrese, la vicenda sta diventando grottesca…
«Non entro nel merito, sulla sanità calabrese ci sono indagini in corso».

Perché questo settore fa così gola alla mafia?
«È la voce più importante del bilancio regionale. Quando si gestiscono tante risorse, gli appetiti crescono. Se poi esistano legami con la politica, questi vanno dimostrati in tribunale».

Lei apprezzava Maradona? In molti, da morto, gli hanno perdonato i rapporti coi mafiosi.
«Le confesso che non seguo il calcio. Posso solo dire che i personaggi pubblici devono stare più attenti degli altri alle persone che frequentano perché sono sempre sotto i riflettori. Maradona veniva da una terra lontana, forse è stato anche mal consigliato».

Lei si è sempre tenuto lontano dalle correnti: questo, secondo lei, ha influito sulla volontà di tenerla “confinato” a Catanzaro?
«Sono a Catanzaro per mia scelta, non lo ritengo un confinamento. Qui sto bene e faccio la vita che mi sono scelto, non ho rimpianti. Le correnti, animate in origine da buone intenzioni, hanno subito nel tempo una degenerazione che certo non aiuta la fiducia dei cittadini nella giustizia. I cittadini però devono potersi fidare delle istituzioni giudiziarie perché un pilastro del sistema democratico».

A volte le viene attribuita una eccessiva disinvoltura nelle richieste di arresto.
«Noi pm chiediamo le misure cautelari e poi ci affidiamo ai giudici delle indagini preliminari che svolgono il loro lavoro con competenza e professionalità Il pm non arresta, chiede. Al giudice spetta l’ultima parola».

In tre battute, lei che cosa farebbe per accelerare i processi?
«Li informatizzerei per snellirli, preoccupandomi di garantire la certezza della pena nel rispetto della Costituzione. La vera sfida però è mettere a punto una serie di riforme per rendere sconveniente delinquere».

Ogni volta che si insedia un governo si ipotizzano per lei dei ruoli che poi puntualmente sfumano: andrà meglio la prossima volta?
«Non penso che ci sarà una prossima volta. Faccio il magistrato e questo mi basta».

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