Ecco perché Viktor Orban si schiera con l’Italia

Mentre il Consiglio europeo straordinario è entrato nel quarto giorno di trattative, nelle scorse ore l’Italia ha ricevuto il pieno sostegno da un Paese che ha deciso di schierarsi senza troppo giri di parole a fianco di Roma e contro i Paesi frugali guidati dall’Olanda: l’Ungheria del tanto vituperato Viktor Orban. “Per quanto riguarda l’Ungheria noi stiamo dalla parte dell’Italia. La cosa migliore che possiamo fare è dare i fondi a coloro che ne hanno bisogno affinché ne spendano il più possibile e al più presto per stabilizzare le loro economie, piuttosto che avere lunghe e complicate dispute sui programmi”, ha detto Orban. Se si erogano i fondi al momento giusto, ha proseguito il premier ungherese, è come darli “due volte”. In gioco, nel negoziato sull’Mff 2021-27 e sul Recovery Plan, non c’è il destino “dell’Ungheria”, ma “dell’economia europea: noi non siamo parte dell’Eurozona, ma se l’area euro ha dei problemi, noi soffriremo. Quindi, dobbiamo fare un accordo, perché l’unità è l’unico modo per superare questa sfida economica”.

Ecco perché Orban sostiene l’Italia

La domanda da porsi è: perché Viktor Orban sostiene l’Italia? Il punto fondamentale è che l’Ungheria ha dei rapporti bilaterali pessimi con l’Olanda e non tollera le ingerenze di Mark Rutte nella sua politica interna. Come riporta l’Agi, il premier ungherese ha accusato il collega olandese di odiarlo personalmente e di voler punire il suo Paese. “Non so per quale motivo personale il premier olandese odi me o l’Ungheria”, ha detto Orban in conferenza stampa. “Ci sta attaccando duramente e ha fatto capire che visto che, a suo avviso, l’Ungheria non rispetta lo Stato di diritto deve essere punita finanziariamente”, ha aggiunto, “ma questa è la sua personale opinione e non è accettabile perché ancora sulla situazione dello Stato di diritto in Ungheria non c’è una decisione” riferendosi alla procedura Ue avviata contro Budapest, in base all’articolo 7.

“Prendete una decisione sull’Ungheria il prima possibile”, ha continuato Orban, assicurando di essere pronto a fare riforme. Il leader magiaro ritiene il primo ministro olandese sia “il responsabile di questo caos”, ovvero della situazione di stallo che si è creata in Consiglio. “Se l’accordo non viene raggiunto – sostiene Orban – non è per colpa mia, ma per colpa dell’olandese”. “La sua posizione che è inaccettabile perché non c’è alcuna decisione su quale sia la situazione dello Stato di diritto in Ungheria”, sottolinea il primo ministro ungherese. Che svela un retroscena: “Durante il summit ho chiesto ai tedeschi di dare la garanzia che il Consiglio europeo prenda una decisione sullo Stato di diritto in Ungheria. Per favore, fatelo”.

Sabato sera, secondo quanto riporta Politico, Rutte aveva detto ai giornalisti che lo stato di diritto “è uno dei grandi problemi” che deve ancora essere risolto, riferendosi evidentemente a Budapest. Ha spiegato poi che la proposta di negoziato presentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che richiederebbe a una maggioranza qualificata dei paesi dell’Ue al fine di attivare un meccanismo che potrebbe ridurre gli stanziamenti ai Paesi che violano lo stato di diritto, era “ragionevole”, anche se i Paesi Bassi avrebbero ha preferito un approccio ancora più rigoroso.

Quando Rutte chiedeva sanzioni contro l’Ungheria di Orban

È da anni che gli olandesi invocano l’attivazione dell’Articolo 7 del trattato dell’Ue contro l’Ungheria di Orban. La procedura dell’articolo 7 prevede due meccanismi: uno per le misure preventive, se c’è un chiaro rischio di violazione dei valori Ue, e uno per le sanzioni, se la violazione è avvenuta. Le sanzioni non sono definite chiaramente dai trattati ma possono includere la sospensione del diritto di voto a livello del Consiglio dell’Unione europea e del Consiglio europeo. In entrambi i casi la decisione finale spetta ai rappresentanti degli Stati membri nel Consiglio europeo, ma il quorum è diverso a seconda della situazione. Per quanto riguarda il meccanismo preventivo la decisione in seno al Consiglio richiede la maggioranza dei quattro quinti degli stati membri, mentre in caso di violazione è necessaria una decisione all’unanimità dei capi di stato e di governo. Naturalmente ad esclusione dello stato oggetto della procedura che non prende parte ai voti. L’Olanda vuole “favorire” l’approvazione della procedura contro l’Ungheria.

In un video pubblicato su Twitter nel settembre 2018, Mark Rutte si esprimeva così: “Se l’Ungheria non cambia il suo comportamento, i Paesi Bassi sono a favore di procedimenti penali contro Orban”. In più occasioni, il partito euroscettico olandese Forum per la democrazia è intervenuto a sostegno di Orban, accusando Rutte di essere schierato con il finanziere George Soros, accusato dal governo magiaro di sponsorizzare l’immigrazione di massa.

Sbugiardata la narrativa dem sui “sovranisti”

Parole che pesano, quelle di Orban a sostegno di Roma, poiché sbugiardano la narrativa secondo la quale i Paesi guidati dai cosiddetti “sovranisti” come Orban siano dei cinici persecutori dei loro limitati ed esclusivi interessi nazionali. Lo stesso premier Giuseppe Conte, dopotutto, se l’era presa con i “sovranisti” per come si erano messe le trattative in Europa, dimenticano però l’appartenenza politica dei premier che guidano i Paesi cosiddetti frugali: come ha notato Lorenzo Vita su InsideOver, infatti, Mark Rutte, presunto “sovranista”, è nel Renew Europe di Macron e ha sconfitto il nazionalista Wilders alle elezioni; Sebastian Kurz, cancelliere austriaco, è saldamente in seno al Partito popolare europeo e attualmente al governo insieme ai Verdi; Mette Frederiksen, premier danese, è socialdemocratica; Stefan Löfven, premier della Svezia, è un socialdemocratico; Sanna Marin, premier finlandese, è socialdemocratica.

il giornale.it

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