Allarme rabbia a Firenze: c’è un caso dopo 50 anni

Preoccupazione e ansia tra i veterinari dell’Asl Toscana centro, dopo che un gatto adulto ha prima morso la sua padrona e, dopo qualche giorno, è morto.

Risultati positivi i test all’Istituto zooprofilattico di Padova: si tratterebbe forse di rabbia. Strano, visto che sono circa cinquant’anni che il virus è scomparso e non vi sono casi. Come non bastasse, oltre alle nuove malattie che arrivano dal nulla, dobbiamo adesso fare i conti con altre che non si vedevano da più di mezzo secolo.

Allarme Toscana: un caso di rabbia

Secondo quanto riportato da La Nazione, il micio di casa avrebbe improvvisamente morso la padrona, fatto che non si era mai verificato in tanti anni di onorata carriera come felino domestico. La donna in effetti ha raccontato che il suo micetto, vaccinato e controllato, da un po’ aveva cambiato comportamento: era diventato aggressivo. Da quel momento per la proprietaria è iniziato una specie di calvario. La bestiola è stata portata all’ambulatorio specialistico per le malattie neurologiche della Valdinievole, a Monsummano, mentre lei ha iniziato la profilassi antirabbica. Dopo qualche giorno il gatto è morto e sul suo corpicino è stata fatta l’autopsia da parte dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, a Padova. Che purtroppo sembra aver confermato i sospetti, anche se la notifica ufficiale non vi è ancora stata.

La rabbia è una zoonosi, causata da un rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce gli animali selvatici, in particolare modo le volpi e i pipistrelli. Può però attaccare quelli domestici e, di conseguenza, essere trasmessa all’uomo attraverso la saliva, graffi, morsi e ferite di vario genere. Quanto si manifestano i sintomi purtroppo significa che ormai è letale. A questo punto si deve immediatamente intervenire con cure intensive altrimenti, in circa sette giorni sopraggiunge la morte. Per questo motivo è necessario vaccinare gli animali domestici.

Enrico Loretti, direttore dell’Igiene urbana veterinaria dell’Asl Toscana centro, ha spiegato che tutti i veterinari sono al momento in allarme e che aspettano la conferma definitiva dall’Istituto zooprofilattico. Ha inoltre sottolineato che “in Toscana non sono stati segnalati casi di rabbia da prima del 1966, mentre in Italia si era verificato qualche caso isolato in cani che erano stati infettati da animali selvatici in battute di caccia nei Paesi dell’Est. In Italia l’ultimo focolaio rimasto circoscritto c’era stato a cavallo del 2012-2013 fra gli animali selvatici in Friuli e Trentino, contrastato con una vaccinazione a tappeto. Non si era trasmesso, non aveva fatto danni né alle persone né agli animali domestici”.

Il gatto era vaccinato

Il fatto che preoccupa maggiormente è quello di non riuscire a capire come il micio deceduto abbia potuto contrarre il virus, anche perché era vaccinato. La speranza è che la notifica finale dia esito negativo. In Toscana ci sono circa 700mila cani e milioni di gatti. “Non si può escludere che questo gatto sia uscito, l’unica spiegazione possibile ora come ora sta nell’importazione degli animali da paesi dell’Est dove sulle vaccinazioni e sui controlli sono meno severi. La rabbia è una malattia molto grave, per questo in Italia e in Toscana c’è una rete di sorveglianza pazzesca che non consentirebbe di far sfuggire un caso” ha spiegato Loretti.

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.