Soldi in cambio di riforme: ecco le condizioni dell’Europa

L’Unione europea farà la sua parte, versando contributi a tutti i Paesi colpiti dalla crisi economica provocata dalla pandemia di Covid. Tuttavia queste risorse dovranno essere usate dai vari governi solo e soltanto per finanziare interventi che siano coerenti con le raccomandazioni di maggio. Il messaggio di Bruxelles è arrivato dritto anche all’Italia, visto che, nei prossimi anni, Roma riceverà dall’Ue una cifra compresa tra i 230 e i 260 miliardi di euro, tra prestiti vicini al tasso zero e altre sovvenzioni a fondo perduto.

Come sottolinea Il Sole 24 Ore, l’erogazione di queste risorse sarà condizionata a specifici piani nazioni coerenti con le raccomandazioni che la stessa Europa rivolgerà a ogni membro nell’ambito del “semestre europeo” (cioè quel ciclo di procedure e coordinamento delle politiche economiche e di bilancio relativo all’Ue). Ma andiamo con ordine.

I finanziamenti saranno erogati ai Paesi “per tranche” e con il progredire delle riforme da loro attuate. Le citate raccomandazioni di Bruxelles risalgono allo scorso 20 maggio; basandosi su quelle, ciascun governo potrà intraprendere il proprio percorso.

Le condizioni di Bruxelles

Compito di ogni Paese è quello di stilare una sorta di lista con tutte le riforme e gli interventi finanziabili con i fondi europei. In questo modo, oltre ad agevolare il procedimento, si eviterebbero anche complicati negoziati tra Stati e Ue. Difficile parlare di sovranità. Il motivo è semplice: il debito pubblico dei membri è schizzato alle stelle e la recessione è in atto. Detto altrimenti, è inutile opporre resistenza. Chi vuole gli aiuti dell’Europa deve accettare le condizioni provenienti da Bruxelles.

Quali sono queste condizioni? Vediamole nel dettaglio. Innanzitutto troviamo l’aspetto sanitario. “Le politiche post Covid-19 dovrebbero puntare a colmare la carenza di investimenti pubblici nell’assistenza sanitaria – sottolinea l’Ue – con un piano di investimenti strategici a medio-lungo termine, fondamentale per migliorare la resilienza del sistema sanitario e per garantire continuità nella prestazione dei servizi di assistenza”. La priorità dovrebbe essere duplice: da una parte rimuovere gli “impedimenti alla formazione, all’assunzione e al mantenimento in servizio” di infermieri e medici; dall’altra migliorare il coordinamento tra Stato e regioni.

Digitalizzazione e transizione verde

C’è poi il capitolo dedicato agli “ammortizzatori sociali“. Questi dovrebbero essere rafforzati per garantire redditi sostitutivi adeguati, in particolare ai lavoratori atipici e alle persone più vulnerabili. Ad esempio, riporta ancora Il Sole 24 Ore, il reddito di cittadinanza potrebbe essere migliorato per raggiungere una più ampia platea di bisognosi.

L’Ue suggerisce inoltre di puntare sull’”integrazione nel mercato del lavoro” di “donne e giovani inattivi”. Certo è che, in seguito all’emergenza, sarà necessario migliorare le competenze digitali dei lavoratori. Qui arriviamo a un’altra condizione richiesta da Bruxelles: la transizione verde e digitale. Investire su tecnologie, come ad esempio la fibra, è fondamentale per non tagliare fuori le Pmi (cosa che invece è successa durante il lockdown) e ridurre al minimo l’abbandono scolastico (non sono mancati problemi durante il lockdown).

Alla digitalizzazione sono collegati anche il funzionamento della giustizia civile e dell’amministrazione civile. Per quanto riguarda la transizione verde, l’Italia (e gli altri Paesi dell’Ue) dovrà trasformarsi in un’economia “climaticamente neutra bisogna insistere su nuove fonti rinnovabili ed efficienza energetica”.

il giornale.it

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