Vittorio Feltri contro chi attacca la Lombardia: “Chi non ringrazia per la ricchezza distribuita a cani e porci”

Pare che l’odio sia il sentimento più diffuso nella stagione in corso, almeno a giudicare dalle manifestazioni che si susseguono e agli articoli che imbrattano e infestano i giornali che vanno per la maggiore. Anche ieri una piazza di Roma si è riempita di sfaccendati che si dichiaravano antirazzisti. Forse si riferivano alla polizia americana che ama uccidere i neri e non disdegna di far fuori anche i bianchi, purché anziani, spintonandoli e facendoli cadere in modo che sbattano la testa a terra e restino secchi. È successo negli Stati Uniti e non a Varese, ma i nostri baldi giovani protestatari si incavolano lo stesso come se Trump fosse tipo da intimidirsi davanti a qualche centinaia di scalmanati nostri connazionali. Da quando è di moda inveire contro chi cova odio non si è mai odiato tanto. I più accaniti avversari dell’odio sono proprio coloro che ne nutrono una quantità da vendere. Odiano i leghisti che vorrebbero governare il fenomeno della immigrazione.

Odiano i fascisti immaginari. Odiano il mercato. Odiano le imprese. Odiano il capitalismo. Si alzano la mattina e subito si chiedono: oggi chi devo odiare? Trovano sempre un bersaglio, sono infallibili nel cogliere in pieno gli odiati nemici con i loro strali intinti appunto nella rabbia sociale. Ultimamente è trend odiare la Lombardia e per estensione i lombardi. Questa regione pilota viene dipinta quale serbatoio di assassini che puntano soltanto a guadagnare quattrini, sottraendoli alla brava gente del Sud, così tenera e sensibile da abbandonare il dolce Mezzogiorno per venire qui ad arricchire col suo lavoro una genia di farabutti e sfruttatori di uomini miti e colti. Milanesi, bresciani e bergamaschi sono considerati dei buzzurri capaci solo di speculare. Il capofila dei quotidiani che ritengono la Lombardia una stalla di somari, italiani indegni, è il Fatto di Travaglio, lui che è piemontese ed è quindi un coinquilino dei lombardi.

Ieri su Huffington Post è comparsa una intervista a Ferruccio De Bortoli, due volte direttore del Corriere della sera, il quale spiega esaustivamente le ragioni per cui la zona che traina l’economia patria è descritta con l’inchiostro dell’ira. Odiarla significa cercare di imporre al Paese il primato dello Stato sulla iniziativa privata, appoggiare la rivincita della politica e della burocrazia sui capitani di industria e perfino sui proprietari di bottegucce a conduzione familiare. La guerra vede in azione due maxigruppi: i nordisti sgobboni obbligati a difendersi dai falsi invalidi e percettori di pensioni abusive.

Una battaglia che al momento vede prevalere i mandolinari professionali. La Lombardia è assediata dai suoi mantenuti, dileggiata, strapazzata, disprezzata. Il Governatore Attilio Fontana viene aggredito con l’arma della menzogna e diffamato, liquidato come un ladro (lui con moglie) come fosse vero e non falso che ha lucrato su forniture di articoli sanitari. Una montagna di balle finalizzata a distruggere la sua leadership di specchiata onestà. Si diffonde un distillato di odio che distrugge la reputazione della parte migliore della patria a cui non si vuole concedere l’autonomia per un calcolo preciso: l’importante è saccheggiarla. Non è il caso di ringraziarla per la ricchezza che distribuisce a cani e porci, impegnati a divorare perle.

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