Caso Salvini, Palamara in tv: “I pm sono sensibili ai migranti”

È, nel bene o nel male, l’uomo del momento. Luca Palamara, ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm ha dominato le cronache delle ultime settimane. La stampa gli ha dedicato intere pagine.

I commentatori politici ne hanno fatto un protagonista da talk show. E addirittura la piattaforma internet, YouTube, ha fatto il pieno di contatti con i suoi video. E così è stato invitato al programma televisivo “Non è l’Arena”, la trasmissione di La7 condotta da Massimo Giletti. Qui Palamara affronta i temi più caldi dello scandalo che sta devastando la magistratura italiana.

In diretta tv dice la sua sulle chat del suo telefono rese pubbliche nelle ultime settimane e svela le logiche delle correnti all’interno del Csm e dell’Anm. Racconta il contenuto delle 60mila pagine di intercettazioni e non accetta di essere il capro espiatorio di tutto questo disastro. L’agnello sacrificale di un sistema correntizio che non funziona: il mercato delle nomine. Risponde pure alle domande di Giletti sulla Tangentopoli dell’ordine giudiziario (come l’hanno definita).

“Sono qui perché ho il dovere di chiarire tutto. Non ho inventato io le correnti – dice Palamra -. Essere identificato come male assoluto può fare comodo a qualcuno. Io mediavo tra le singole correnti dell’Anm. Non esisteva solo un unico Palamara, esistevano tanti mediatori. Mi chiamavano tantissime persone, avevo una funzione di rappresentanza, ero diventato una figura di riferimento per molti colleghi, ma non per fare cose illecite. E questo ha partorito nomine di magistrati di assoluto livello. Tutti erano frutto di un accordo”.

L’ex presidente dell’Anm viene incalzato dal conduttore per scoperchiare il vaso di Pandora e fa sapere che “i posti di procuratore della Repubblica sono molti ambiti, sono posti di potere. È vero che il sistema delle correnti penalizza chi non vi appartiene. Negare che le correnti siano una scorciatoia è una bugia. Le correnti della magistratura nel Csm hanno un peso preponderante. Il politico dall’esterno non può incidere sui magistrati, ma questo sistema favorisce una commistione”. Questo è un sistema – e Palamara lo ripete più volte nel corso dell’intervista – che ha caratterizzato la magistratura. Quando ci sono tanti curricula diventa difficile scegliere. Ma Palamara spiega che questo non vuol dire demonizzare tutto: “Nei posti più importanti ci sono le persone più importanti. Molti magistrati che sono fuori dai contatti (dalle correnti) viene penalizzato. È il carrierismo sfrenato che ha portato a questo”. Gli accordi, quindi, erano fisiologici.

Giletti, poi, introduce il discorso “politica”. “Ha incontrato Luca Lotti?”, chiede il conduttore. “L’ho conosciuto sottosegretario alla presidenza del Consiglio – ammette – Non posso negare le cene. Da parte mia c’è stata una sottovalutazione. Mi sono ritrovato da inquirente a indagato. Ma non mi sono mai sentito onnipotente. La mia attività è stata sempre un’attività di aiuto ai colleghi”.

Con Pignatone c’è stato un buon rapporto, racconta. Poi alcune cose lo hanno deteriorato. Stesso discorso con Nino Di Matteo. “Io ricordo Di Matteo quando si presentò all’Anm (corrente Unicost). In poco tempo è diventato un pm importante. La storia, per chiarirci, è che non è stato Palamara a fare fuori Di Matteo dall’antimafia nel 2016. Non sono un suo nemico. È uno degli aspetti deteriori del correntismo”, dice.

Capitolo Matteo Salvini e qui le cose sono tante da dire. “È uscita l’espressione ‘va attaccato’, ma è una parola che va circostanziata. È stata un’espressione frettolosa. C’era un dibattito interno alla magistratura molto forte. Ho detto quella frase perché volevo difendere i magistrati. Facevamo quadrato contro la politica. Quello dell’immigrazione è un tema particolarmente sensibile nella magistratura ed è vero che sul tema ci fosse un particolare dibattito politico all’interno. I magistrati andavano tutelati”, continua. “La politica delega molto alla magistratura – osserva Palamara – ma così i problemi non si risolvono”. Perché Francesco Basentini al Dap invece di Di Matteo? “Basentini è stato sempre vicino alla mia corrente”. “Ma come ha fatto a dirigere il Dap?”, chiede Giletti. “Non posso dirlo. Non lo so”. Palamara risponde, ma qualche mistero su questo scandalo resta.

Uno spazio viene dedicato a Piercamillo Davigo, che solo pochi giorni fa aveva attaccato l’ex presidente dell’Anm in tivù. “Posso dire che ho sempre avuto rispetto nei suoi confronti”, replica però Palamara. Infine, c’è posto anche per il capitolo vip (come le intercettazioni che riguardano Raul Bova): “Molte intercettazioni tramite trojan hanno travolto tantissime questioni personali. Chi mi ha frequentato in quel periodo è rimasto vittima del virus”. “

Per chiudere, che cosa ha sbagliato Palamara?”, chiede Giletti. “Nella vita si può sempre sbagliare. Ma prima di tutto deve venire il bene della magistratura”, conclude.

il giornale.it

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