Dossier di Conte contro Fontana. Ma fa acqua da tutte le parti

“Zona rossa? Da quello che ci risulta è una decisione governativa”. Lo ha spiegato venerdì il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, alleggerendo con così la posizione del presidente della Regione Lombardia.

“Era pacifico che la decisione spettasse al governo”, aveva dichiarato Attilio Fontana ascoltato in procura a Bergamo. Ora non è affatto escluso che il presidente del Consiglio e altri ministri possano essere ascoltati dai magistrati per fare chiarezza.

“Anche la Regione poteva istituire la zona rossa, come previsto dall’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 n.833”, hanno spiegato dallo staff di Giuseppe Conte aggiungendo che il premier non ha ricevuto alcuna convocazione. Come spiega il Corriere, il dossier della mancata istituzione della zona rossa nei comuni lombardi di Nembro e Alzano è da giorni sul tavolo di Conte. Il presidente Fontana, si legge, non ha argomenti per “muovere contestazioni” al governo: “Se la Regione Lombardia ritiene che la creazione di nuove zone rosse andava disposta prima, con riguardo all’intero territorio regionale o a singoli comuni, avrebbe potuto tranquillamente creare ‘zone rosse’ in piena autonomia”.

Secondo la norma del 1978 dice che: “Il ministro della Sanità può emettere ordinanze di carattere contingibile e urgente, in materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria, con efficacia estesa all’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”. E ancora: “nelle medesime materie sono emesse dal presidente della giunta regionale e dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”. Ma facciamo un passo indietro. Le prime zone rosse di Vo’ Euganeo e Codogno sono state istituite a fine febbraio dal governo. Così come è stato l’esecutivo ad agire anche l’8 marzo, quando ha trasformato tutta la Lombardia in una zona rossa insieme ad altre 14 province italiane. Infine, l’11 marzo il governo ha definito l’Italia come “zona protetta”, mentre le Regioni potevano istituire “zone rosse” più limitate. Ma a inizio marzo però, nessuno ne istituì una ad Alzano e Nembro. E su questo aspetto si è scatenata la battaglia tra governo e Regione Lombardia. Quest’ultima sostiene avrebbe dovuto decidere il governo: fino a metà marzo, a istituire le zone rosse era stato infatti sempre e solo il governo. Dall’esecutivo invece puntano il dito contro la Regione.

Le affermazioni del governatore della Lombardia hanno convinto il procuratore facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, che ha poi affermato: “Da quello che ci risulta è una decisione governativa”. “Noi aspettavamo Roma, fino all’inizio di marzo avevamo sempre proceduto d’accordo con il governo su quel tipo di provvedimenti”, aveva spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera, precisando di aver verificato solo dopo che la Regione avrebbe potuto agire da sola. “Ma in quella fase ci eravamo sempre relazionati con l’esecutivo e con l’Istituto superiore di sanità”.

il giornale.it

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