Il consigliere di Merkel attacca: “Italia abbassi il debito pubblico”

L’ottimismo del governo italiano, il fervore legato all’innesto del Recovery Fund, è ingiustificato: il pensiero di Lars Feld, consigliere economico di Angela Merkel, può essere sintetizzato così.

L’argomento ci riguarda da vicino: l’Unione europea sta discutendo sul tipo di “bazooka” da adottare per far fronte all’emergenza economico-sociale dovuta al lockdown, che è derivato a sua volta dalla pandemia da Sars-Cov2. Tra le misure economiche discusse, il Recovery Fund sembra quella più vicina all’approvazione. Il premier Giuseppe Conte ha fatto sponda sull’asse Macron-Merkel, confidando che il duo franco-tedesco riuscisse a prevalere sui cosidetti “paesi del Nord”, che invece si oppongono a contromisure considerate di stampo assistenzialista. La trattativa, mentre scriviamo, è ancora in corso.

Il Recovery Fund, però, non sarà un finanziamento a fondo perduto senza condizionalità. Questa è una delle prime indicazioni deducibili dalle considerazione che Lars Feld ha rilasciato a Repubblica mediante un’intervista che è stata riportata pure su Dagospia. Anzi, stando a quanto dichiarato dal consigliere della Merkel, il Recovery Fund dovrebbe essere correlato al dovere – una sorta di obbligo – di ridurre il debito pubblico. Un discorso simile è già stato affrontato per il Mes: anche in questo caso si sta discutendo di clausole in grado di imporre una particolare linea economica. E l’Italia, in caso, sarebbe di sicuro interessata dai limiti delle condizioni previste.

Il debito non potrà essere contratto “perennemente”. Su questo Feld è stato sin troppo chiaro. L’economista ha citato anche gli Stati membri dell’Ue che stanno facendo ostruzionismo: il parere di Austria, Danimarca, Finlandia ed Olanda andrà preso in considerazione. Diviene così probabile il raggiungimento di “compromessi”, che conserveranno comunque la caratteristica di essere temporanei. L’Italia, per farla breve, può dimenticare la prospettiva di bond emessi senza il fiato corto della scadenza e senza la persistenza di condizioni. Poi viene fatta presente la destinazione dei fondi: “Non funzionerà come cofinanziamento, certo, ma andrà direttamente alle aziende e a determinate istituzioni in base a criteri prestabiliti, e non a finanziare i conti pubblici”. Le casse dello Stato, quindi, potrebbero non ospitare i soldi del Recovery Fund, che invece andrebbero circoscritti alle realtà in difficoltà. Ma non è tutto.

Feld, proseguendo nel ragionamento, ha spiegato pure come una parte del finanziamento possa essere messa a disposizione nella forma del prestito. Come se non bastasse, ecco spuntare un passaggio attraverso cui il consigliere della Merkel ha specificato la natura delle ormai note “condizionalità”: “…si introducano impegni più chiari per una riduzione del debito pubblico. Non possiamo andare avanti così, senza che in particolare l’ Italia abbassi il debito…”. L’Italia potrebbe dunque accedere al Recovery Fund a patto di prendere un impegno preciso sul debito, che per Feld andrebbe abbassato per mezzo di riforme strutturali. Il Recovery Fund sarà predisposto in maniera non proprio svincolata dagli obiettivi da perseguire su un periodo più o meno breve: si parla di dieci anni. Ma Feld ha chiarito anche altri aspetti di questa vicenda.

La Merkel – ha dichiarato Feld – ha aperto all’ipotesi soprattutto per via della modalità di conseguimento del Recovery Fund: i trasferimenti. Il Recovery Fund è il primo e forse unico “bazooka” individuato dai vertici dell’Unione europea per contrastare l’emergenza seguita alla diffusione del Covid-19. Le regole per poter accedere a questo strumento però, almeno secondo quanto annunciato da Feld, possono essere definite sin da adesso molto stringenti e per nulla morbide nei confronti della nostra situazione debitoria.

il giornale.it

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