Migranti, le aziende sfatano il mito: “La sanatoria? Non è la soluzione”

Molto si è detto, poco s’è fatto. Anzi: il solo provvedimento che non interessava alle imprese agricole italiane è l’unico ad essere finito nel decreto Rilancio. La sanatoria sui migranti, che ora potranno chiedere permessi di soggiorno e regolarizzarsi in vista di un lavoro sui campi o come colf, è stata fatta passare (anche) come un favore alle imprese alle prese con la raccolta di frutta e ortaggi.

Peccato loro non la pensino così. “Hanno regolarizzato persone la cui posizione forse andava pure sanata, ma non è questa la soluzione alle esigenze economiche delle imprese”, dice Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. “L’export di frutta vale quasi 5 miliardi di euro. Va bene parlare del made in Italy e della sua promozione. Ma dobbiamo anche poterla raccogliere questa frutta, altrimenti mi dica poi come facciamo ad esportarla”.

Beh il governo ha approvato la sanatoria per gli irregolari presenti in Italia. Non siete contenti?

“In questi anni ci siamo organizzati per sopperire alla mancanza di manodopera italiana utilizzando quella straniera. Ma l’Italia è lunga e stretta ed ogni Regione è organizzata diversamente. Se guardiamo a Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, qui si è consolidato un sistema che prevede lavoratori polacchi e rumeni che tornano ogni anno”

Quindi regolarizzare i migranti non vi è molto di aiuto?
“Si tratta di una soluzione politica, non economica per le esigenze delle imprese. Ora ci aspettiamo dal governo interventi risolutori”

Perché la sanatoria non lo è?
“Noi abbiamo bisogno di personale specializzato, che sappia come raccogliere la frutta senza rovinarla e garantire delle rese produttive che permettano alle aziende di essere competitive sul mercato. Non ci serve manodopera generica. Se dobbiamo fare formazione a lavoratori che arrivano da altri settori o che non hanno mai lavorato, vorrei sapere poi chi paga…”

Lei assumerebbe un migrante appena regolarizzato?
“Per anni abbiamo detto che se c’era bisogno di sistemare una situazione del genere, le imprese erano favorevoli a fare formazione per inserire i migranti nel mondo del lavoro. Ma serve un percorso… A poche settimane dalla raccolta si preferisce continuare con la manodopera che già si conosce piuttosto che iniziare con persone che non sappiamo neppure se fanno al caso nostro”

Ma perché quest’anno non potete contare su rumeni e polacchi?
“L’Italia per i lavoratori stranieri prevede ancora la quarantena di 15 giorni contro il virus. Ma nessuno viene qui sapendo che per due settimane non potrà lavorare. Così preferiscono andare in Francia dove la quarantena non è prevista o in Germania dove hanno introdotto la quarantena attiva”

Di cosa si tratta?
“I grandi produttori di asparagi e di fragole tedeschi hanno organizzato voli charter dalla Romania e dalla Polonia per andare a prendere i loro lavoratori. Hanno garantito il tutto con certificati medici, screening e monitoraggio. Poi li hanno raggruppati in piccoli gruppi di lavoro in modo che, qualora dovessero esserci dei contagi, sarebbero comunque limitati”

Le aziende italiane sarebbero in grado di farlo?
“Guardi, ormai da anni le imprese si sono organizzate per ospitare la manodopera realizzando villaggi con tutte le attrezzature e le utenze. Non manca nulla”

Al governo basterebbe un tratto di penna per darvi il via libera
“E sarebbe anche a costo zero per le casse dell’Erario”

Oppure potreste assumere chi percepisce il reddito di cittadinanza…
“Abbiamo chiesto al governo di darci questa possibilità. E abbiamo cercato pure di aprire ad altri settori, come quello del turismo, i cui lavoratori oggi non sanno ancora se saranno occupati oppure no”

Ma…
“Ma abbiamo bisogno di meccanismi flessibili e facilmente applicabili…”

Cioè i voucher
“È molto pratico ed è utile a tutti, con benefici anche per le casse dello Stato. Spero che nella fase 2 se ne parli, ma bisogna fare i conti con i sindacati e non tutti la pensano allo stesso modo”

Intanto il tempo scorre.
“Dobbiamo risolvere questo problema perché il ciclo naturale ortofrutticolo non può aspettare i tempi della politica”

Quale è la data di non ritorno?
“Poche settimane. Ci sono prodotti che si inizieranno a raccogliere dalla prossima settimana. Ma in campagna non c’è solo la raccolta: se non poti quando devi potare e non diradi quando devi diradare, poi è difficile ottenere la qualità del prodotto”

Il governo vi ha dato ascolto?
“Avevamo fatto alcune proposte e suggerimenti. Ma nel decreto hanno inserito la misura che interessava di meno alle imprese”

il giornale.it

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