Allarme Confcommercio: 270mila imprese rischiano di non riaprire più. Opposizione: “Subito aiuti”

Roma, 11 mag – La crisi economica scatenata dalla serrata generale imposta dal governo Conte per l’epidemia di coronavirus è tale che sono circa 270mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena ad ottobre. E’ la stima dell’Ufficio Studi Confcommercio del rischio di chiusura delle imprese del terziario di mercato. Peraltro, quella di Confcommercio è “una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown”. Questo il conto presentato dalla crisi: “Su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi – spiega il rapporto dell’Ufficio studi – quasi il 10% è, dunque, soggetto ad una potenziale chiusura definitiva”.

Ambulanti, negozi di abbigliamento, bar e ristoranti i settori più colpiti

Nello specifico, i settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Proprio quelle attività che il premier Conte si ostina a tenere ancora chiuse. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese). Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con un solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività”. Nelle stime elaborate figura un rischio di mortalità delle imprese “superiore al normale – conclude l’Ufficio studi – per tener conto del deterioramento del contesto economico, degli effetti della sospensione più o meno prolungata dell’attività, della maggiore presenza di ditte individuali all’interno di ciascun settore e del crollo dei consumi delle famiglie”.

Forza Italia: “Ecatombe economica che pretende risposte immediate e certe”

Dal canto suo, l’opposizione lancia l’allarme e chiede al governo Conte di intervenire subito in difesa dell’economia, messa in ginocchio dalla serrata generale, come conclamato anche dal crollo della produzione industriale. “Il disastro economico ampiamente previsto e raccontato oggi dall’Istat delinea i confini di un Paese che arranca e stenta a ripartire per le colpe oggettive di un governo attendista e incapace. Si scrive ‘crollo della produzione industriale senza precedenti’ (meno 29,3% il tendenziale che arriva al -50/-60% per alcuni specifici comparti come moda e auto), si legge ‘rischio di chiusura per oltre 270.000 imprese’ come riferito poco fa da Confcommercio. Un’ecatombe economica che pretende risposte immediate e certe, purtroppo nelle miriadi di bozze circolate del ‘decreto rilancio’ non vi è la ben che minima visione per la ripartenza economica del Paese: su misure di contorno ma essenziali, come ad esempio ecobonus e sismabonus si leggono due semplici parole ‘da definire’, quindi niente coperture e totale confusione“, sottolinea Giorgio Mulè, deputato e portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia.

Lega: “Dal governo flop clamoroso, un milione di nuovi poveri”

Gli fa eco Giorgio Maria Bergesio della Lega: “Ci sono 1 milioni di nuovi poveri per effetto della crisi, 270mila imprese che, come stima Confcommercio, rischiano il fallimento e migliaia di lavoratori disoccupati. Fino ad oggi, su una platea di 2,6 milioni di potenziali beneficiari, hanno ricevuto la cassa integrazione solo 67.746 lavoratori e sono state presentate meno dell’1,3 per cento delle domande per i prestiti da 25mila euro al Fondo di garanzia. Altro che semplificazione amministrativa. Un flop clamoroso su tutti i fronti mentre migliaia di famiglie italiane fanno la fila alle mense della Caritas. Se questa maggioranza ha davvero a cuore l’interesse del Paese, accolga subito le proposte di buonsenso della Lega, come la flat tax al 15 per cento e la pace fiscale per un anno“.

FdI: “Subito liquidità e meno burocrazia”

“E’ sufficiente guardarsi intorno per capire in che condizioni si trovano le famiglie, le imprese, i commercianti e i professionisti italiani. Per Fratelli d’Italia è necessario dare subito più liquidità e meno burocrazia per rilanciare la nostra economia“, fa presente al Tg3 il capogruppo FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Sul fronte del governo Conte, dopo una serrata generale protratta davvero per troppo tempo, visto il contenimento dei contagi, slitta di continuo il decreto con le misure economiche, ex “decreto aprile” e ora ribattezzato decreto Rilancio . La maggioranza (a quanto pare d’accordo solo sulla sanatoria per gli immigrati irregolari) è divisa sulle misure per famiglie e imprese, tanto che il preconsiglio, programmato per la mattina, poi spostato al primo pomeriggio, slitta ancora, a stasera. A seguire – non si sa quando a questo punto – il dl dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri. Intanto famiglie e imprese restano senza un euro.

Adolfo Spezzaferro

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