Il Tar boccia l’ordinanza della Calabria: no a riaperture di bar e ristoranti

Il Tar di Catanzaro ha accolto il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri tramite l’Avvocatura generale dello Stato contro l’ordinanza del presidente della Regione Calabria Jole Santelli.

In particolare, il provvedimento dello scorso 29 aprile consentiva il servizio ai tavoli all’aperto per bar e ristoranti. E così, dopo un lungo scontro tra la Regione e il governo, questa mattina si è svolta l’udienza collegiale tenuta in camera di consiglio.

Lo scontro

Tutto è iniziato con l’ordinanza di fine aprile della governatrice Jole Santelli con la quale si autorizzava la riapertura di bar, ristoranti e aziende di agriturismo. Il governo aveva fissato tale scadenza al primo giugno e definito la decisione della Calabria “una fuga in avanti”. Così il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia aveva annunciato una diffida. “Ho annunciato alla presidente Santelli che partirà la diffida per quell’ordinanza e, se non sarà ritirata, sarà impugnata”, aveva dichiarato il ministro Boccia. “La fuga in avanti della Calabria – aveva aggiunto – non aiuta nessuno e mette a rischio la salute dei cittadini. Tutti vorremmo tornare nei bar e nei ristoranti, ma è necessario seguire le linee guida. Come sono state fatte per i cantieri, per le fabbriche e per i trasporti, saranno fatte per bar e ristoranti e vi si potrà tornare ma in sicurezza”. La governatrice però non aveva fatto passi indietro. Pochi giorni dopo, Boccia ha impugnato l’ordinanza dando alla Santelli ancora una possibilità per ritirare il provvedimento. Ma lei ha tirato dritto.

Il ricorso

Nel suo ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato davanti al tar di Catanzaro, il governo sosteneva che l’ordinanza regionale contenesse alcune previsioni che “anticipano l’efficacia di disposizioni di allentamento delle misure restrittive di contrasto e contenimento del contagio da Covid-19 che il Dpcm del 26 aprile 2020 introduce solo a partire dal 4 maggio 2020”. E inoltre “risulta emanata senza alcuna previa interlocuzione formale con il governo” e dopo “un iter istruttorio lacunoso, privo di alcuna argomentazione scientifica”. Come riporta Repubblica, dall’altra parte, la Regione Calabria sosteneva la “inammissibilità del ricorso del governo per difetto di giurisdizione”, ritenendo che la controversia ricadeva nella competenza della Corte costituzionale. Non solo, veniva anche rimarcata la “assoluta legittimità'” del provvedimento adottato, definito “pienamente conforme ai principi di adeguatezza e proporzionalità, richiamati dal dl 19 del 2020 che richiedono di modulare le misure limitative di prerogative costituzionali al ‘rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio'”.

“Spetta al presidente del Consiglio dei ministri individuare le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus Covid-19”, hanno scritto i giudici amministrativi nella loro sentenza. “In un simile contesto, ogni iniziativa volta a modificare le misure di contrasto all’epidemia non possono che essere frutto di un’istruttoria articolata, che nel caso di specie non sussiste”, si legge tra le motivazioni che hanno portato all’annullamento dell’ordinanza.

Le reazioni

“È una decisione pur rispettabile ma ininfluente: l’ordinanza infatti ha avuto piena esecuzione per 11 giorni e il Governo ha preannunciato per mercoledì che disporrà l’apertura di bar e ristoranti a livello generale”, hanno subito commentato gli avvocati della Regione. Dopo che il Tar ha accolto il ricorso del governo, è intervenuto anche il minsitro Boccia: “Le sentenze e le leggi non si discutono ma si applicano. E questo deve valere per ognuno di noi. La sicurezza sui luoghi di lavoro per lavoratori e cittadini è una nostra priorità assoluta nell’emergenza Covid-19. Il governo sta facendo ripartire il Paese in sicurezza. Non è la stagione delle divisioni, dei protagonismi e dell’individualismo”.

“Prendiamo atto della decisione del Tar, ma non nascondiamo il rammarico per una pronuncia che provoca inevitabilmente una battuta d’arresto ai danni di una regione che stava ripartendo dopo due mesi di lockdown e dopo immensi sacrifici da parte dei cittadini”, ha commentato Jole Santelli. “Valuteremo – ha aggiunto – la possibilità di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta. Il Governo Conte, comunque, ha poco da esultare: si tratta di una vittoria di Pirro che calpesta i diritti dei cittadini, dopo che per 11 giorni l’ordinanza ha avuto validità”. Poi ha concluso: “Per quanto mi riguarda contesto con forza la decisione politica di impugnare l’ordinanza in esame e la volontà, da parte del Governo, di imporre le proprie decisioni con pervicacia e violando l’autonomia della Regione Calabria. La mia regione, in ogni caso, ha vinto, perché ha messo le esigenze del Sud al centro del dibattito e ha fatto emergere la necessità di discutere a fondo la fase 2. La Calabria e il Sud hanno vinto perché hanno dimostrato di voler lavorare e di non pretendere politiche di assistenza”.

il giornale.it

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