Gratteri: i soldi della ‘ndrangheta a chi lavorava in nero arriveranno prima di quelli dello Stato

Nicola Gratteri, capo della Dda di Catanzaro lo dice in maniera esplicita. “Sicuramente” prima dei soldi dello Stato, nell’emergenza post-Coronavirus, arriveranno alle persone “quelli della ‘ndrangheta, che già li sta dando”.

In un’intervista al Quotidiano del Sud, Gratteri, avverte che sarà la ‘ndrangheta ad andare incontro alle esigenze di chi per anni ha lavorato in nero nella ristorazione o nell’agricoltura e ora si ritrova senza nulla in mano. Prima dei soldi dello Stato pioveranno sul territorio quelli della finanza parallela della ‘ndrangheta.

E’ amaro nella sua constatazione il capo della Dda catanzarese. “Niente di nuovo – dice Gratteri – è la storia che si ripete”.

Ma la premessa che fa il procuratore capo di Catanzaro è più articolata: “Io dico sempre – afferma – che bisogna stare attenti a mandare i soldi dove ci sono le mafie. E le mafie ci sono sia al Centro che al Nord”.

“Nella fattispecie – avverte Gratteri – prenderei in considerazione i soldi che devono andare ai disoccupati. E quelli che dovranno andare agli imprenditori che ancora non hanno aperto. Il lavoro nero c’è. C’è dalle Alpi a Lampedusa  Ma è molto più pesante ovviamente al Sud. Specie nel mondo dell’agricoltura e della ristorazione“.

Vi “sono generazioni di famiglie – prosegue Gratteri – che hanno, da sempre, vissuto lavorando in nero.  Guadagnando 30 euro al giorno, più o meno quanto percepisce chi lavora nella ristorazione. Ora questi 30 euro non ci sono più perché l’agricoltura non ha ancora ripreso o ha ripreso a singhiozzo. E la ristorazione nemmeno”.

“Mancando quei 30 euro il problema si pone – spiega il meccanismo il capo della Dda. – Per un capo mafia dare 100 o 200 euro è come per noi pagarne 5. Verrà visto come un benefattore. Uno che arriva sempre prima dello Stato. E quando si tratterà di dare una risposta, quell’intera famiglia, che ha ricevuto semplicemente 200 euro se ne ricorderà. E voterà per il candidato prescelto dal capomafia”.

Un problema per lo Stato che sarebbe sbagliato circoscrivere territorialmente.
“Anche al Nord ci sono i disoccupati e i comuni sciolti per mafia e sindaci che gestiscono le risorse in modo mafioso e clientelare. Basterebbe guardare agli elenchi”, suggerisce Gratteri.

Ho “proposto all’Anci – rivela il procuratore – di mettere a disposizione delle prefetture questi elenchi perché li inviino alla Guardia di finanza. Se il sindaco è mafioso e faccendiere metterà in questi elenchi gli amici e gli amici degli amici. Mi è stato detto: “Ecco il procuratore Gratteri che vuole commissariare i Comuni…”.

“Se fossi un amministratore onesto e per bene tirerei invece un sospiro di sollievo sapendo che il mio elenco viene controllato dalla Guardia di Finanza nell’arco di 48 ore”.

E “voglio fare un esempio più concreto – conclude Gratteri. – Quando il ministero della Pubblica istruzione ha mandato soldi ai dirigenti scolastici per acquistare pc e tablet, a ritirare uno di questi computer è venuto un signore con una Land Rover da 95mila euro, la più costosa, quella che ha le maniglie automatizzate, che si aprono appena sfiori la portiera”.

“Ebbene, questo signore risultava nullatenente e disoccupato. Sarà un paradosso – dice Gratteri – ma non vorrei si finisse come con il reddito di cittadinanza quando la gente spostava la residenza dall’oggi al domani per rientrare nei requisiti. Per questo io dico: se questi soldi sono pochi, almeno cerchiamo di darli a chi ne ha veramente bisogno”.

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