Banco dei pegni, lunghe code di italiani bisognosi: corsa disperata a vendere l’oro

Roma, 1 mag – Il coronavirus miete vittime e contemporaneamente si sta trasformando in una tragedia per milioni di italiani alle prese con una situazione economica sempre più preoccupante. “Non è vero che il funerale lo paga lo Stato. Mio marito è da un mese che aspetta nel deposito. È morto il 23 marzo, è stato cremato, ma adesso mi chiedono 400 euro. Aspetterà un altro mese la sepoltura e intanto sono costretta a pignorare i ricordi di una vita insieme”. Si è sfogata così Concetta, signora di 78 anni di Torino che al Corriere della Sera ha raccontato la sua drammatica situazione. “Me l’hanno ucciso: andava in ospedale a fare la dialisi, ma stava bene: è lì che ha preso questo virus, l’ultima volta è entrato e dopo otto giorni non c’era più”, ha detto ancora la 78enne.

Oro e gioielli in cambio di soldi

Un grido di dolore disperato di una donna anziana a cui il virus ha portato via il marito e che ora si sente abbandonata a se stessa. Una storia affatto anomala, purtroppo, perché in coda alle prime luci dell’alba, di fronte all’ingresso del monte di pietà di Torino, assieme a lei c’erano decine di persone. Pensionati, liberi professionisti, disoccupati, partite Iva che chiedono liquidità per poter andare avanti. Ma i soldi dallo Stato non arrivano e quindi si sono visti costretti a consegnare quei preziosi che avevano in casa: oro e gioielli a un banco dei pegni, in cambio di denaro per potersi pagare le spese quotidiane. Ricordi di una vita, spesso frutto di sacrifici, che adesso volano via. Sono scene da brividi che dovrebbero far pensare e soprattutto intervenire un governo allo sbando che partorisce chiacchiere, promesse e decreti confusi.

Pegni: incremento del 30%

“È la quinta volta che ci provo, non ho figli sono sola, pignoro qualcosa per avere dei soldini”, ha dichiarato un’anziana signora di 86 anni. Un dramma che sta coinvolgendo e travolgendo milioni di italiani in tutta Italia. Si parla di un aumento di oltre il 30% di persone che si rivolgono al banco dei pegni rispetto ai dati registrati prima dell’emergenza coronavirus. “Ci stiamo accorgendo negli ultimi giorni dell’aumento di clienti”, ha rivelato Rainer Steger, codirettore generale di Affide (la più grande società di creduto su pegno in Italia). “Alla nostra sede principale al Monte di pietà di Roma abbiamo la coda già prima dell’apertura. Dopo un primo momento di flessione abbiamo avuto il picco negativo nella seconda metà di marzo, causa la limitata mobilità”, ha detto Steger. “Ora stiamo recuperando i numeri pre-Covid, ma evidenziamo l’arrivo di persone nuove e immaginiamo saranno sempre di più nei prossimi mesi”.

La velocità di pagamento dei banchi di pegno attira migliaia di italiani al verde. Dopo lunghe file, una volta entrati, in circa 15 minuti ottengono prestiti con interessi applicabili a varie soluzioni. “Si rivolgono a noi perché hanno sentito dire che il tutto avviene in modo facile, senza valutazioni patrimoniali”, ha dichiarato ancora Steger al Corriere della Sera. “Si esce con i soldi in mano, è un prodotto indicato in questo periodo”. E’ in particolare il segno inequivocabile delle ridicole misure economiche varate dal governo per sostenere gli italiani in difficoltà.

Eugenio Palazzini

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