Fase 2, Giuseppe Conte ci ripensa: dopo la protesta della Cei lavora a un nuovo protocollo per anticipare la possibilità di celebrare le messe

La Fase 2 per l’emergenza coronavirus ha mandato su tutte le furie anche la Cei, la Conferenza episcopale italiana. Il “no” a messe e il “sì” ai funerali purché i presenti non superino il numero di 15, ha fatto indignare la Chiesa al punto da divulgare una nota nella serata della conferenza stampa del premier, con tutte le contrarietà. Eppure Giuseppe Conte, che al Vaticano deve parecchio, come il sostegno fino ad ora garantito, ha ben pensato di fare marcia indietro. “Nei prossimi giorni si studierà un protocollo per la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche”.

Secondo l’Huffingtonpost in queste ore Palazzo Chigi sta pensando a un compromesso: si ipotizzano le date dell’11 maggio, o più probabilmente del 18, per il via libera alle celebrazioni delle funzioni religiose. “In quattro o cinque giorni – rivela una fonte del Ministero della Salute citata – si troverà una soluzione pratica. La si metterà in piedi dal 18, perché come facciamo a spiegare che il 18 riaprono i musei mentre non possono riaprire le chiese?”. Un dietrofront quasi dovuto quello del presidente del Consiglio, a cui “l’asset” vaticano, come lo definisce l’Huffingtonpost  sta molto a cuore. Non è un caso che Conte abbia avuto un incontro con Papa Francesco proprio poche settimane fa.

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