Zingaretti finisce nell’angolo tra l’appalto fantasma e i guai dei suoi colonnelli

Roma Se al Nazareno le facce dei dirigenti del Pd appaiono cupe e preoccupate dall’inchiesta della Procura di Roma che ha investito la Regione Lazio sull’affidamento diretto per l’acquisto di 35 milioni di euro di mascherine diversamente, attorno al capo politico del partito, la sua giunta cerca di fare quadrato.

Le file sono serrate e compatte a indicare che il governatore Nicola Zingaretti non ha nulla a che fare con la scelta della Eco.Tech Srl tantomeno con quella del fideiussore Andrea Battaglia Monterisi rinviato a processo per camorra. Il j’accuse potrebbe essere rivolto al capo della Protezione civile del Lazio Carmelo Tulumello fino a indurlo alle dimissioni. Del resto è lui il firmatario di tutte le determinazioni dirigenziali che hanno investito dell’incarico la Srl di Ciampino. Tuttavia le dimissioni di Tulumello potrebbero essere così fragorose al punto di creare un ulteriore instabilità in tutto il Lazio e far uscire allo scoperto nuove magagne gestionali. A cercare di tutelare inoltre la posizione di Zingaretti e a cascata anche quella del suo vice in giunta, Daniele Leodori, c’è lo stesso segretario regionale del Pd, il potente e sagace Bruno Astorre. Oggi senatore della Repubblica, eletto nel Lazio per due consiliature consecutive. Sarebbe stato lui a consigliare il ritiro immediato degli atti di affidamento alla Eco.Tech. Sebbene la Regione Lazio e quindi tutta l’intero braccio gestionale ne esca dall’inchiesta come parte lesa da qui a breve potrebbe scoppiare per Zingaretti un’altra grana. Due giorni fa è stata licenziata dalla giunta la delibera per avviare i test sierologici su medici e forze dell’ordine. Costo 2,5 milioni. Peccato però che i test, a 8 giorni esatti dal lockdown ancora non siano stati acquistati sebbene sia stata bandita una cara per 450 mila unità di cui 300 con prelievo venoso. In compenso stanno arrivando le prime critiche alle modalità di effettuare i test. Sarebbero incompleti: verrebbero ricercate solo le immunoglobuline G che rappresentano la memoria immunitaria che si sviluppa dopo la malattia. Mentre quelle che realmente andrebbero messe in luce sono le immunoglobuline M (Igm) che si rilevano dopo 3 o 4 giorni dal contagio. Una rilevazione accurata metterebbe in luce asintomatici e paucisintomatici che potrebbero essere isolati e iniziati precocemente alla terapia. Questi test ovviamente saranno effettuati su operatori sanitari e quindi persone molto a contatto con altri: un’altra limitazione contando che il Lazio è l’ultima regione per numero di tamponi effettuati per abitanti. La denuncia arriva direttamente dai medici di famiglia per i quali è totalmente impossibile ordinare un tampone: vale a dire che lo screening che ZIngaretti e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato hanno deliberato di realizzare si dimostra uno strumento spuntato. I costi invece saranno ingenti. Eppure è platealmente irragionevole impiegare risorse pubbliche per organizzare centri dedicati al prelievo del sangue, separati dagli altri, impegnare operatori sanitari, dispositivi di protezione, attrezzature e inoltrare le convocazioni ai prescelti. E dopo tutto questo lavoro non andare a ricercare l’informazione più importante: la presenza nell’organismo umano del Covid-19.

il giornale.it

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