Scatta l’allarme dei servizi: “Cosa rischiamo a settembre”

Settembre è il mese in cui gli effetti nefasti della pandemia di Covid-19 ricadranno sul sistema economico e sociale del Paese.

È per questo motivo che, sottolinea Il Corriere della Sera, si stanno susseguendo alert su alert da parte del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza.

È stato più volte ripetuto che la lotta contro il virus è una guerra. E infatti, al termine della battaglia, non resteranno altro che macerie sulle quali ricostruire uno Stato a pezzi. Il rischio, nella fase più delicata degli ultimi decenni, è che gli interessi nazionali possano essere erosi da terzi.

Le imprese più ghiotte, che con l’avvento del nuovo coronavirus hanno dovuto fare i conti con una situazione inedita, sono finite nel mirino di concorrenti straniere. In particolare, un documento dei servizi ha espresso preoccupazione per il settore bancario e assicurativo, tanto da costringere il governo ad aggrapparsi alla golden share.

L’ombra dei crediti deteriorati

Ma c’è un altro nodo spinoso all’orizzonte e si chiama Npl. Stiamo parlando dei crediti deteriorati, cioè dei cosiddetti prestiti non performanti, ovvero crediti delle banche che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o, addirittura, del tutto. Basta fare un confronto tra i numeri pre virus. Prima della crisi ammontavano a circa 360 miliardi di euro e, tra il 2014 e il 2018, gli istituti erano riusciti a dimezzarne il peso.

Oggi le dinamiche economiche scaturite dalla diffusione del Covid-19 potrebbero riportare i crediti deteriorati ai livelli della crisi finanziaria del 2008, o addirittura superarli. I timori per il destino del tessuto economico italiano sono giustificati dal fatto che molte società e imprese potrebbero cedere una parte del sistema produttivo nazionale per colpa dei debiti.

L’obiettivo, dunque, è stabilire a giugno precisi assetti di governo così da non farsi trovare impreparati a settembre. Nel frattempo il Copasir continua a monitorare la situazione inerente a banche e assicurazioni, nelle cui mani si concentrano importanti quote di titoli di Stato. Anche perché il rischio è che i soldi degli italiani possano finire per finanziare aziende straniere, addirittura sul territorio nazionale. Un disastro da evitare a ogni costo.

Non a caso il Copasir ha più volte ribadito nelle comunicazioni informali con governo e Parlamento ”l’assoluta necessità di scudare il sistema creditizio” così da evitare che ”meccanismi di ricapitalizzazione possano trasformarsi in cavalli di Troia per diluire la proprietà italiana delle banche”. Massima attenzione anche per le nuove piattaforme digitali che, agendo al di fuori delle normative europee, rischiano di ”esporre l’Italia a forme di speculazione sul debito pubblico”.

il giornale.it

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