Figli a carico di stranieri: basta una certificazione per fregare l’erario

Basta una certificazione del consolato per dimostrare di avere in patria una famiglia numerosa.

È questo l’assurdo cavillo che potrebbe permettere a migliaia di extracomunitari di sottrarre denaro all’Agenzia delle Entrate, gonfiando la dichiarazione del numero di famigliari a carico. Come riporta La Verità, lo Stato italiano è infatti tenuto ad accettere questa certificazione, senza poi però poterne veramente verificare i contenuti. E da dove arriva questo meccanismo? È una norma varata dal governo Prodi (296/2006). Questa rende possibile ai cittadini extracomunitari – quelli che secondo Tito Boeri dovrebbero “pagarci le pensioni” – una detrazione per carichi di famiglia. E per chi ne fa richiesta, basta recarsi al proprio consolato e uscirne fuori con una certificazione che l’Agenzia delle entrate dovrà accettare a priori, in quanto questa è considerata legittima e quindi non contestabile in nessun modo. Insomma, un cavillo che portebbe risultare facile da aggirare e di fronte al quale le nostre autorità non possono fare altro che alzare bandiera bianca.

Secondo quanto riportato da alcune fonti citate sempre da La Verità, si verifica con una certa frequenza che un extracomunitario dichiari di avere a carico da 10 fino a 20 famigliari nel Paese d’origine. Di conseguenza, il soggetto in questione potrebbe beneficiare di enormi detrazioni e addirttura potrebbe ritrovarsi a credito di fronte all’erario.

Diverso, invece, il caso in cui il soggetto voglia mettersi a carico soggetti residenti in Italia, dove servirebbe anche una certificazione rilasciata dagli uffici comunali.

Fonte: ilgiornale

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