Virus, 15enne disabile respinto a Barcellona perché residente in Veneto: era là per delle cure

Per fare le cure di riabilitazione si è recato, come sempre, insieme ai suoi familiari, a Barcellona, in Spagna. Ma una volta raggiunto il centro per le cure a cui si deve sottoporre, Mattia Salamone, un 15enne affetto da una gravissima forma di disabilità, è stato rimandato indietro dal direttore della struttura, che lo ha respinto perché residente a Verona.

Secondo quanto riportato da Tgcom24, che ha raccolto la testimonianza del padre dell’adolescente, il motivo del rifiuto sarebbe legato alla diffusione del coronavirus in Italia.

“Ci siamo sentiti discriminati”

Secondo quanto riportato dal quotidiano, la malattia del ragazzino veneto, affetto da tetraparesi spastica e con una rara forma di epilessia (la sindrome di West), senza riabilitazione potrebbe soltanto peggiorare. Ed è per questo motivo che i viaggi in Spagna sono indispensabili per la salute del ragazzo. “Ci hanno rimandato indietro perché veniamo da una ‘zona rossa’. Dicono di aver seguito i protocollo, ma due giorni prima ci avevano detto che era tutto confermato. Poi nessuno ci ha avvisati. Ci siamo sentiti discriminati”, ha raccontato il padre del 15enne.

Il racconto del padre

In base a quanto ricostruito da Davide Salamone, padre di Mattia, attualmente in Spagna non ci sarebbero restrizioni particolari per gli italiani in merito alla diffusione del Covid-19. “Ho degli amici di Milano che, tuttora, sono a Barcellona in vacanza. Quella che ci riguarda è stata una scelta del direttore”, ha spiegato Salamone. Che poi ha aggiunto: “Siamo partiti sabato, ci eravamo già sentiti due giorni prima con la segretaria del direttore. Ho chiamato per avere conferma, per loro era tutto ok”.

Il no al loro arrivo

Secondo quanto ricostruito dal padre del 15enne, le cose sarebbero cambiate al loro arrivo nella struttura spagnola, dove il personale avrebbe chiesto loro di effettuare alcuni esami: “Quando siamo arrivati ci hanno detto di fare il tampone e di metterci 15 giorni in quarantena, ma poi non ce l’hanno fatto fare perché non presentavamo sintomi e abbiamo preferito tornare a casa. Dovevano avvisarci prima, ci hanno creato dei disagi. Inoltre, altri italiani, nello stesso centro, stanno continuando le terapie”.

Le scuse della struttura

Dal centro di Barcellona, in queste ore, sarebbe arrivata una lettera di scuse per non aver avvisato prima la famiglia veronese. “Il direttore dice di aver scambiato il nostro Mattia per un altro paziente che, precedentemente, aveva disdetto e per questo non ci avrebbe avvisato. Dice di aver agito, appunto, seguendo i protocolli. Il rimborso lo avremo. Per ora non è ancora arrivato nulla, aspettiamo”, avrebbe chiarito il padre. Che, in conclusione, aggiunge: “Noi andiamo lì da qualche anno, ogni tre o quattro mesi, ci siamo sempre trovati bene. In questo caso, però, ci siamo sentiti abbandonati. Penso non andremo più in quel centro”.

il giornale.it

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