Mes, le capriole M5S per giustificare il sì. Ma FdI incastra i grillini in Aula

Roma, 24 apr – “Il Mes non è uno strumento adeguato” e “utile allo scopo” ma se il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità non dovesse prevedere delle condizionalità “lo valuteremo: non possiamo non valutare la situazione in cui non ci sono condizionalità, ci mancherebbe”. Parola del capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi, intervenuto a Radio anch’io su Rai Radio1. Così i 5 Stelle si preparano all’ennesimo dietrofront (di certo il più grave da quando sono al governo): da “no al Mes senza se e senza ma” a “Mes? Anche sì”. “Il problema oggi – argomenta il viceministro dell’Interno – è che questo strumento ci porta delle condizionalità future anche imprevedibili. Se avessimo la certezza che nessuno dopo due-tre anni venga a commissariare il Paese, è chiaro che potremmo prenderlo in considerazione. Ma questo deve essere certo e oggi non lo è”.

Crimi si arrampica sugli specchi ma il voltafaccia rimane

Crimi poi – come si dice a Roma – la “butta in caciara” sull’eventualità di un voto in Aula sul Mes. “Nessuna difficoltà, siamo molto sereni, non ci facciamo trascinare dalle fake news di Lega e FdI. Se oggi abbiamo il Mes” è perché “è stato messo in campo nel 2010 grazie a FdI”. Una bugia bella e buona (il Mes nella versione odierna fu approvato nel 2012 dal governo tecnico guidato da Monti), detta per mascherare quello che sarebbe un voltafaccia senza precedenti verso la base grillina: votare sì al Mes.

Da Fico a Grillo, tutti pronti a dire sì al Fondo salva Stati

Quello che è evidente, al di là delle capriole di Crimi, è che da giorni il M5S si prepara a consumare questo tradimento nei confronti dei “duri e puri” del Movimento, pur di restare ben saldi sulla poltrona insieme al Pd (che vuole il Mes da sempre). Anche il “compagno” Roberto Fico nei giorni scorsi ha aperto al Fondo salva Stati. Intervistato al Tg3, il presidente della Camera ha dichiarato: “Bisogna vedere prima il documento”, ma “se è senza condizioni, allora potrebbe essere possibile ipotizzare un’adesione”. Dal canto suo, il fondatore e garante del M5S Beppe Grillo ha rinnovato il suo endorsement al premier: “Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. ‘Giuseppi’ sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così”, ha scritto il comico genovese su Twitter. Fare i complimenti a chi ha detto sì al Mes è una presa di posizione inequivocabile.

L’ordine del giorno di FdI incastra i 5 Stelle

Ma a complicare le cose al M5S ci si mette anche un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia con cui si chiede di dire no al Mes (“non utilizzare in alcun caso il Mes”, recita il testo di FdI), sul quale la Camera si esprimerà dopo il voto finale sul decreto Cura Italia. Sì, perché se il M5S dovesse votare contro l’ordine del giorno del FdI direbbe ufficialmente sì al Mes. Viceversa, se i grillini dovessero votare sì, andrebbero contro la maggioranza giallofucsia. Non è un caso infatti che tra le fila dei 5 Stelle c’è chi già mette le mani avanti: “Quella della Meloni è una trappola che non va nel merito del Mes, non possiamo caderci“. Certo, c’è anche il gruppo degli oltranzisti che fanno capo a Alessandro Di Battista, assolutamente contrari al Mes. Ma si tratta di una ventina di deputati al massimo (contro oltre 200 totali). Certo, se i 5 Stelle dovessero respingere l’ordine del giorno di FdI saranno bersagliati dalle opposizioni, che li accuseranno di volere il Mes.

Il dato politico resta il ridicolo arrampicarsi sugli specchi da parte dei grillini, che non sanno che pesci pigliare per giustificare il loro voltafaccia. In ogni caso, il voto più importante resta quello sull’autorizzazione a richiedere il Mes. Fino ad allora ne vedremo delle belle.

Adolfo Spezzaferro

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