“Lei ci deve tre centesimi di arretrato”. In pieno caos l’Inps rincorre un’azienda

Tre centesimi. L’Inps, come gli elefanti, non dimentica e batte cassa. Anche se il conto recapitato a un’azienda di Varese è con tutto il rispetto imbarazzante: 0,03 euro.

Qualcuno potrebbe pensare a uno scherzo un po’ fuori luogo ai tempi del virus, ma non è così. La lettera inviata dalla sede di Milano il 17 aprile è perfetta nel suo impenetrabile e nebbioso burocratese: «Spettabile contribuente, le comunichiamo di aver provveduto alla rideterminazione del suo debito a seguito dei versamenti effettuati».

In effetti, a fronte di una richiesta di 12 euro tondi, relativi all’ormai lontano 2014, la società aveva versato proprio 12 euro. Tutto a posto?

Non proprio, perché il conteggio malandrino porta il pallottoliere a quota 12,03. Vuoi mettere, quegli spiccioli fanno la differenza.

O meglio, smuovono l’eterna macchina burocratica che si mette in moto: «L’importo indicato dovrà essere versato all’agente della Riscossione indicato nell’Avviso di addebito». Poesia, limpida come un sonetto del Foscolo.

La domanda, vana, che si fanno tutti è banalissima: l’Inps è alla prese con la crisi senza precedenti di queste settimane e con contribuenti inferociti che hanno preso d’assalto il sito andato rapidamente in tilt. Nei giorni scorsi è letteralmente accaduto di tutto e chiunque debba armeggiare sul pc per contattare il benemerito ente previdenziale si fa il segno della croce. A Roma, invece, al quartier generale, hanno provato a buttarla su fantomatici hacker per mascherare inefficienze.

Insomma, si naviga dentro la tempesta. Dunque, non si capisce come mai l’Inps abbia la voglia e il tempo di andare a chiedere cifre infinitesimali a destra e sinistra. Non potrebbero convogliare le forze verso il campo di battaglia? Ma esiste un mistero poco glorioso e insondabile del nostro apparato pubblico e parapubblico che ogni volta dà prove strepitose.

E l’album di questa lotta impari fra le istituzioni e il contribuente si arricchisce. Come é successo nei giorni di Pasqua in provincia di Milano in uno degli empori Odstore aperti con passione e tenacia da Mauro Tiberti, l’imprenditore bresciano che si è conquistato nome e spazio nel segmento dei dolci. Nel locale, deserto per la pandemia, sono spuntati come un’apparizione tre militari delle Fiamme gialle che hanno controllato le bolle di accompagnamento delle confezioni di gel, vendute a 1,99 euro. Prezzo quasi simbolico, lontanissimo dalle cifre vergognose di tante farmacie. Ma lo zelo predilige le virgole. E con loro artigiani e industriali già allo stremo.

il giornale.it

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