I porti italiani “non sicuri”, ma gli sbarchi continuano

Il governo dichiara i porti italiani “non sicuri”, secondo quanto previsto da un decreto firmato lo scorso 8 aprile dai ministri dei Trasporti, Esteri, Interni e Salute e valido per l’intero periodo dell’emergenza da Covid-19, con l’obiettivo di evitare l’arrivo di navi di soccorso straniere con a bordo i migranti. Secondo il documento, i porti italiani “non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di ‘Place of safety’ (‘luogo sicuro’) in virtù di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo” per i soccorsi effettuati da navi con bandiera straniera al di fuori dell’area Sar Italiana.

Gli sbarchi continuano

Nonostante il nuovo decreto gli sbarchi però continuano, l’ultimo dei quali nella notte tra venerdì e sabato a Porto Empedocle, dove sono arrivati 73 immigrati, traghettati da due motovedette, una della Guardia di Finanza e l’altra della Guardia Costiera. Il gruppo era giunto con una propria imbarcazione davanti alle coste di Lampedusa, scatenando però l’ira degli abitanti che erano già scesi in piazza per protestare contro una serie di sbarchi avvenuti nei giorni scorsi, al punto che il sindaco, Salvatore Martello, li aveva incontrati per fornire spiegazioni. Tra le preoccupazioni dei lampedusani vi è anche il fatto che tre immigrati posti in quarantena all’interno della struttura di accoglienza erano usciti dall’hotspot raggiungendo via Roma. Insomma, cittadini in quarantena e “profughi” in giro per l’Isola, ennesimo episodio che rischia di alimentare quel sentimento dei “due pesi e due misure” già ampiamente condiviso tra gli italiani.

In poco più di 24 ore a Lampedusa sono arrivate ben 140 persone con una serie di sbarchi autonomi che hanno messo in crisi le strutture, in un momento delicatissimo in pena emergenza da Covid-19. La tensione è altissima e nelle ultime ore gli imprenditori lampedusani hanno scritto una lettera al governatore della regione Sicilia, Nello Musumeci, per chiedere di non far sbarcare sull’isola la nave Alan Kurdi, che da diversi giorni è in navigazione nel Mediterraneo con a bordo 150 immigrati, nell’attesa di farli scendere in qualche porto. Gli imprenditori hanno espresso le giuste preoccupazioni: “Non ci sono le condizioni e potrebbe essere una ecatombe per tutti noi se anche solo uno di loro fosse positivo al coronavirus…Nel centro di accoglienza ci sono già migranti in quarantena”, come già riportato da Il Giornale.

Intanto nell’hotspot di Pozzallo un cittadino egiziano di 15 anni, approdato lo scorso 6 aprile a Lampedusa con un’imbarcazione autonoma, è risultato positivo al Covid-19 e sintomatico (temperatura di 38 gradi); la Procura di Ragusa ha aperto un fascicolo contro ignoti per rifiuto e omissione di atti di ufficio e per delitto colposo contro la salute pubblica. Il procuratore Fabio D’Anna vuole verificare se ci sono state negligenze o responsabilità nel trasferimento del giovane migrante da Porto Empedocle a Pozzallo. A questo punto c’è solo da sperare che l’egiziano non abbia contagiato altre persone, con un rischio di diffusione del Virus che metterebbe in crisi una situazione già estremamente complicata.

Come se non bastasse, nella mattinata di sabato veniva riaperto il centro di accoglienza strutturato all’interno dell’ex hotel Villa Sikania di Siculiana, piccolo comune in provincia di Agrigento. La struttura, già finita al centro di numerose polemiche, era stata chiusa lo scorso ottobre ma, con una mossa improvvisa e tra l’altro non comunicata al sindaco se non a fatto compiuto, la struttura è stata riaperta per poter ospitare 70 immigrati.

Un episodio che ha mandato su tutte le furie il sindaco Leonardo Lauricella: “Non ci è stata data una preventiva comunicazione, ma una chiamata dell’ultimo minuto in cui mi si annunciava il tutto ad operazione conclusa. Dalla Prefettura hanno ritenuto opportuno avvisarmi nel momento in cui le operazioni di trasferimento nella nostra città sono state concluse. Nessuna comunicazione preventiva, nemmeno dal gestore della struttura e nemmeno da altre Autorità…Ritengo questo gesto poco corretto nei confronti dell’intera comunità di Siculiana. Perché avvisarmi solo dopo? Perché nascondere questa decisione? Non ci si comporta così in un Paese democratico”, come riportato da Il Giornale.  Il sindaco Lauricella ha inoltre reso noto di essere pronto a alle vie legali pur di mantenere chiusa la struttura, come già stabilito a ottobre del 2019.

Come se non bastasse, in queste ore Mediterranea Saving Humans ha annunciato su Facebook che “la nave di soccorso Aita Mari, dopo essere partita poche ore fa da Siracusa verso la Spagna, senza equipaggio medico e di soccorso, è stata informata di una barca alla deriva con 47 persone a bordo e ha deviato la rotta per le ricerche”.

La “bomba” Africa”

Venerdì 10 aprile, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha reso noto in conferenza stampa che nonostante il rallentamento del Virus in paesi come Italia, Spagna, Francia e Germania, i numeri sono invece diventati preoccupanti in Africa, con una diffusione del Covid nelle aree rurali e con focolai registrati in più di 16 Paesi.

A inizio aprile, dati ufficiali del Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie indicavano inoltre 10.075 casi in ben 52 Paesi; a questi vanno però ad aggiungersi i casi non manifesti o non rilevati. Del resto nemmeno in Italia si può fornire una stima precisa e c’è chi addirittura ha ipotizzato che i casi positivi potrebbero essere fino a dieci volte le cifre registrate.

Il Direttore della Oms fa bene a dirsi preoccupato, considerato che i Paesi africani non sono soltanto privi dei necessari mezzi di rilevazione dei dati, delle adeguate strutture sanitarie per isolare e trattare i malati, ma non sono neanche in grado di implementare le adeguate misure di contenimento del Covid-19 (limitazione degli spostamenti, quarantene, sorveglianza). Se a ciò si vanno ad aggiungere i continui e sistematici flussi legati al traffico di esseri umani verso le coste della Libia, si rischia di dar vita un fenomeno devastante con l’arrivo di barconi carichi di persone potenzialmente infette da Covid-19, in un momento in cui l’Italia (e l’Europa intera) è in piena emergenza.

Le strutture siciliane, già in crisi in tempi di normalità, non sono certo in grado di gestire il fenomeno degli sbarchi allo stato attuale.Tutte le risorse, pubbliche e private, dovrebbero infatti essere concentrate sulla crisi da Covid-19; non avrebbe del resto alcun senso chiudere in confini, limitare gli spostamenti dei cittadini per poi far entrare i flussi di irregolari via mare e spostarli da una struttura all’altra, mettendo così a serio rischio la salute della cittadinanza.

Allo stato attuale, nonostante i quasi 20 mila morti causati in Italia dall’epidemia da Covid-19 e a prescindere dalle rigidissime misure messe in atto per contrastare la pandemia, l’Esecutivo non sembra in grado di gestire il problema dell’immigrazione clandestina proveniente dall’Africa e il fenomeno non può che peggiorare con l’arrivo della bella stagione. La chiusura dei porti è doverosa e va fatta rispettare con i necessari mezzi, incluso un eventuale blocco navale, se ne va della salute pubblica.

il giornale.it

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