Un bocconiano per commissariare l’economia italiana: ecco chi è Vittorio Colao

Roma, 11 apr – Se ad ogni “task force” che nasce – a partire da quella contro le fake news – la puzza di bruciato è sempre una costante, con la ventura creazione di quella dedicata alla “ricostruzione” economica post-coronavirus si passa dalla padella alla proverbiale brace. Prova ne sia il nome prescelto per guidarla: Vittorio Colao.

Il bocconiano Vittorio Colao

Nato a Brescia nel 1961, il primo campanello d’allarme nasce in relazione ai suoi studi. Vittorio Colao è infatti un prodotto dell’università Bocconi, i cui esponenti hanno già potuto offrire i propri servizi allo Stato italiano con risultati apprezzabili: Mario Monti in primis. Segue curriculum da uomo forte della finanza internazionale: Morgan Stanley a Londra, poi la società di consulenza McKinsey e, dal 1996, un’intera carriera nel settore delle telecomunicazioni. Prima direttore generale di Omnitel, le cui vicissitudini seguirà anche con l’acquisto di questa parte di Vodafone, il colosso britannico che scalerà fino ad assumerne la guida come amministratore delegato dal 2008 al 2018. Nel mezzo, una parentesi come ad del gruppo Rcs dal 2004 al 2006. Attualmente è consulente del fondo d’investimento General Atlantic.

Vittorio Colao ritorna così in gioco a capo della squadra dedicata alla cosiddetta “fase due” successiva al termine delle chiusure forzate. Composta da giuristi, economisti, psicologia, esperti di organizzazione del lavoro, sarà il “cervello” che il governo Conte intende schierare per studiare  “i modelli più innovativi che tengano conto della qualità della vita”, ha spiegato il premier. Cosa intenda dire non è chiaro, ma una certezza c’è già: siamo di fronte all’ennesima alzata di mani da parte della politica, che ancora una volta delega ad uno squadrone di tecnici non (come dovrebbe essere) la sola fase consultiva, bensì quella decisionale, operativa ed esecutiva.

Un uomo del Quirinale?

Non è la prima volta che il nome di Vittorio Colao viene accostato alle vicissitudini del governo. Già nel 2018 era stato dato per papabile ministro, sponsorizzato nientemeno che da Sergio Mattarella alle prese all’epoca con le incertezze sulla formazione del nuovo esecutivo. Parliamo insomma di un uomo del Quirinale: la presidenza della Repubblica è sempre più che attenta quando si tratta di nomine-chiave.

Al di là degli appoggi più o meno altolocati, in quale senso si muoverà la task force sotto la guida dell’ex dirigente? E’ forse ancora presto per dirlo, ma le convinzioni di Colao sullo stato dell’economia sono abbastanza chiare da tempo. Le aveva messe nero su bianco nel corso di un’intervista del 2015 a la Repubblica: “Abbiamo ancora alcune cose che storicamente non sono molto efficienti, come la Pubblica Amministrazione e lentezza sulle privatizzazioni“. Ci siamo capiti?

Filippo Burla

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