All’agricoltura adesso manca la manodopera? Basta il 30% di chi ha il reddito di cittadinanza

Mentre molte aziende sono chiuse a causa dell’emergenza coronavirus, c’è un settore, sicuramente «essenziale», che rischia di rimanere fermo perché manca la manodopera.

La situazione del comparto agricolo rappresenta uno dei cortocircuiti economici innescati dalla diffusione del virus. Lo ha ribadito ieri il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, di Italia Viva, in un’intervista concessa al programma Circo Massimo in onda su Radio Capital. «Basta con le banalizzazioni degli anni scorsi, gli immigrati non sono nemici – ha puntualizzato la Bellanova – siamo noi ad aver bisogno di loro».

Il ragionamento segue l’assunto che senza i lavoratori stranieri la raccolta estiva di frutta e ortaggi potrebbe rimanere al palo. Con risultati catastrofici: blocco della filiera alimentare e problemi di approvvigionamento per la grande distribuzione. Campi deserti, scaffali vuoti. «Il Nord sta soffrendo – ha proseguito Bellanova – c’è difficoltà a far arrivare i lavoratori e le lavoratrici dai paesi dell’Est. Nonostante il «corridoio verde» per le merci, le persone non vogliono spostarsi: dobbiamo garantire loro che potranno lavorare in condizioni di assoluta sicurezza». Il ministro ha annunciato un incontro con l’ambasciatore romeno per provare a risolvere la questione. Senza dimenticare gli irregolari, soprattutto nel Mezzogiorno, dove «ci sono i ghetti, pieni di lavoratori arrivati dal Sud del mondo che lavorano nelle nostre campagne in nero».

Il ministro propone una sorta di salvacondotto: «Bisogna mettere anche loro in condizioni di lavorare in modo regolare anche perché se certi processi non li governa lo Stato, ci pensa la mafia».

Secondo Coldiretti «con il blocco delle frontiere è a rischio più di un quarto del Made in Italy» per la mancanza di «370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero». Nel 2019, stando a un dossier della stessa organizzazione degli imprenditori agricoli, erano in gran parte rumeni. Difficile che riescano a tornare in Italia per lavorare. Per Confagricoltura attualmente «siamo in un momento cruciale: servono almeno 250mila persone». Tra le soluzioni indicate dalle associazioni di categoria c’è la reintroduzione dei voucher agricoli, auspicata anche dal settore zootecnico. L’obiettivo è il ricorso a manodopera italiana per sopperire alla mancanza degli stagionali stranieri.

Da più parti è arrivata l’idea di impiegare nei campi i fruitori del reddito di cittadinanza. L’Inps ha calcolato un esercito di 2milioni e 365mila persone che beneficiano del sussidio voluto dai grillini. Secondo l’ultimo report di Anpal gli avviabili al lavoro sono poco più di 900mila, ma di questi hanno trovato un’occupazione solo in 40mila. I restanti 860mila, in teoria, sono arruolabili per far fronte alla crisi dell’agricoltura. Uno dei primi a parlarne apertamente è stato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha sottolineato comunque che «andrà trovato uno strumento che possa consentire a queste persone di non perdere il diritto all’assegno, perché noi offriamo un arco temporale limitato rispetto alle loro attese sul lavoro». La titolare dell’Agricoltura Bellanova e quella del Lavoro, la grillina Nunzia Catalfo stanno studiando un collocamento agricolo d’emergenza «dove ci si possa iscrivere in maniera semplice candidandosi per un lavoro anche stagionale», ha spiegato Bellanova. Sperando che chi prende il reddito di cittadinanza non preferisca rimanere sul divano.

il giornale.it

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