Reddito universale? Chiamiamolo con il suo nome: comunismo

Roma, 31 mar – Partiamo con Maffeo Pantaleoni: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”. Segno che l’Italia ne abbonda. Continuiamo con Beppe Grillo: “Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, creativo, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti i cittadini lo stesso livello di partenza: un reddito di base universale”. Il reddito di cittadinanza, nella mente brillante del comico, è già passato di moda: adesso serve un reddito da elargire a tutti, poveri e ricchi, il quale dovrà andare oltre la mera crisi attuale. Diceva Einstein che dalle crisi nascono le opportunità. Ecco, da quella del Covid-19 è rinato Beppe Grillo.

Le “tasse etiche”

E per tornare al nostro Pantaleoni, il capo grillino propone di finanziare questa ennesima buffonata con nuove tasse, le quali si sommerebbero alle già enormi tasse attualmente in vigore che il governo giallofucsia ha provveduto ad incrementare nascondendosi dietro l’etica di queste ultime: la tassa sulla vergognosa plastica; la tassa sul vergognoso zucchero. Nel caso del reddito universale che Grillo ha lanciato sul suo blog, le tasse dovrebbero colpire “le grandi fortune, i grandi colossi digitali e tecnologici”, oppure “i combustibili fossili come carbone, petrolio e gas”. Dunque, il solito ritornello soporifero sull’aggressione ai grandi patrimoni (a meno che per grandi fortune egli non intenda le vincite alle lotterie) e possibilmente alle multinazionali.

Può far ridere questa vocazione grillina alla cazzata perenne, all’idiozia più profonda. Diceva Lenin che una bugia messa in bocca ad un comunista si trasforma in verità. Una scemenza messa in bocca ad un grillino, invece, resta tale, perché mancano totalmente le basi logiche su cui potrebbe poggiarsi il ragionamento. La verità è che il reddito universale rappresenta il metodo più sicuro per ottenere quel controllo sulle masse che, sia in ambito tecnologico che economico, il Movimento 5 stelle vorrebbe ottenere. Le due tasse sopra citate, sulla plastica e sullo zucchero, hanno il fine di migliorare il comportamento umano con l’uso del bastone, fregandosene sia della realtà (la plastica è insostituibile), sia della libertà (ognuno di noi è libero di nutrirsi come meglio crede). Con un reddito universale sganciato da qualsiasi parametro oggettivo, la sopravvivenza degli individui dipenderebbe dalla magnanimità del ministro delle Finanze.

Reddito universale, ovvero pianificare l’economia

Bando ai sogni, alle inclinazioni, alle specificità di ogni essere umano: la proposta di Grillo mira ad appiattire una nazione intera sul concetto di uguaglianza. Il quale, se giusto nella sua parte iniziale, ossia pari condizioni di partenza per tutti, diviene un abominio nella sua fase finale, ossia risultati identici per tutti i cittadini ovviamente prestabiliti per legge. Finiremmo per presentarci col cappello in mano ad ottenere la nostra piccola somma mensile, con la quale, magari, non potremmo acquistare bacco e tabacco, proprio come avviene con l’attuale reddito di cittadinanza. Lo Stato concede una somma, ma non la regala, difatti ne vincola l’utilizzo.

Di conseguenza avverrebbe, anche se sotto traccia, una pianificazione dell’economia sulla base delle previsioni sulle reazioni a questa nuova vita. Dal reddito universale, scivoleremmo ben presto alla lista di beni che lo Stato erogherebbe, con cadenza mensile, ad ogni famiglia italiana. Un paio di scarpe, cinque chili di pane, tre di pasta, olio e la carne il mese prossimo, ché l’Oms ha detto che fa venire il cancro. L’Italia sovietica a cinque stelle. Finiamo con Michelle Houellebecq: “Più ci sono governi di sinistra, più c’è controllo sociale”.

Lorenzo Zuppini

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