Virus, il sindaco smaschera Conte: “4,3 miliardi? Ecco perché è falso”

Non si placano le polemiche tra governo ed enti locali. Questa volta a far infuriare le regioni del Nord e molti sindaci è stato l’annuncio di Giuseppe Conte sull’elargizione di 4,3 miliardi di euro in favore dei sindaci e di 400 milioni per aiutare i cittadini meno abbienti a fare la spesa.

Nel fine settimana si era già sollevato un coro di “non basta”, “troppo poco” e altre prese di posizione contrarie. Ma stamattina, ad inizio settimana, il sindaco di Sesto San Giovanni ha provato sulla sua pelle gli effetti della conferenza stampa del premier. “Questa mattina – racconta Roberto Di Stefano – mi sono trovato la fila di cittadini in Comune e un sacco di telefonate di persone che mi chiedevano quanti soldi avrebbero preso”. Peccato che non solo è un po’ presto per riuscire a incassarli (la burocrazia non perdona), ma secondo il primo cittadino non ci sono neppure le risorse suffcienti per soddisfare le promesse governative. “Quello che ha detto Conte – attacca Di Stefano – è una grandissima cazzata! Il governo ha solo anticipato di qualche settimana i soldi del Fondo di Solidarietà comunale, soldi che già spettavano ai Comuni! A Sesto arriveranno 5 euro a persona: ci stanno facendo l’elemosina! Se noi usassimo queste risorse per affrontare l’emergenza coronavirus le toglieremmo a servizi per cui abbiamo giù impegnato fondi e non potremmo più garantire sostegno alle disabilità, ai minori che ci vengono assegnati dai tribunali, agli anziani non più autosufficienti”.

Secondo il primo cittadino, la mossa di Conte e Gualtieri potrebbe rivelarsi “un gioco delle tre carte”. “A noi servono fondi per erogare i servizi necessari, non per chiuderli”, dice polemico. In fondo non è l’unico a storcere il naso per la misura messa in campo da Palazzo Chigi. Se da una parte Antonio Decaro, presidente dell’Anci, Dario Nardella, Virginia Raggi e Luigi De Magistris hanno applaudito alle scelte del “loro” governo, dall’altra i sindaci leghisti e di centrodestra sono sul piede di guerra. Lo stesso dicasi per Luca Zaia in Veneto (“non bastano, ma aiutano”) e Giovanni Toti in Liguria (“ben vengano, ma sono spiccioli)”. Anche Stefano Bonaccini, esponente dello stesso Pd che appoggia Conte, è convinto che “servirà ben altro” anche se “qualcosa è meglio di niente”.

C’è poi un’altra questione. I 4,3 miliardi sono un “anticipo” del Fondo di solidarietà comunale, che erano quindi già destinati ai sindaci. In molti casi si tratta di soldi già impegnati dalle amministrazioni e quindi messi a bilancio. “È una follia – attacca Di Stafano – non stanno risolvendo un problema, stanno solo creando disservizi. Quelli sono fondi già impegnati. Con una mano ci fanno credere di darci qualcosa e con l’altra ce la tolgono”.

Sulla stessa linea anche Pierluigi Biondi, sindaco di L’Aquila. “Di fronte a un’emergenza sanitaria mondiale e a un complesso quadro economico nazionale – afferma – il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha scaricato demagogicamente ogni responsabilità sugli enti locali, fornendo l’impressione distorta che questi saranno coperti d’oro”. Peraltro, quei 4,3 miliardi non sono soldi “in più” che lo Stato versa agli enti locali visto che il fondo è alimentato dagli stessi Comuni. Senza contare che anche l’anno scorso, senza emergenza sanitaria, il governo aveva deciso lo sblocco anticipato della liquidità. Insomma: nessuna grande novità. “Nel caso specifico del Comune dell’Aquila – spiega Bondi – la quota spettante dei 4,3 miliardi rappresenta una mera anticipazione di cassa che non influisce in alcun modo sui nostri conti, visto che abbiamo approvato il bilancio di previsione entro il 2019, nei tempi di legge e senza proroghe. Si tratta di somme già iscritte nella contabilizzazione dell’ente. Quanto ai 400 milioni, sembra che per i Comuni come L’Aquila ci sarà uno stanziamento di 368mila euro euro ma non è affatto chiaro quale dovrà essere la platea di beneficiari e le modalità con cui sarà erogato il contributo una tantum. Una cifra utile, ma che rappresenta una goccia nel mare”. Insomma, una “somma inadeguata”, un “provvedimento insufficiente” che non solo “si abbatterà sui Comuni sommersi di responsabilità”, ma potrebbe pure provocare “la delusione” dei cittadini “per un’aspettativa mancata”.

il giornale.it

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