Giorgia Meloni a Senaldi: “Conte fa il capetto, qui si rischia la deriva autoritaria”

duto anche questo. Certo non è facile governare in questo momento, l’ ho sempre riconosciuto. Però la sensazione è che lui non volesse scontentare gli italiani per motivi di consenso e che abbia a lungo tentato una sintesi tra i divergenti diritti alla salute e alla libertà. Ma il risultato è stato che ha trascinato l’ emergenza e i suoi tentennamenti ci hanno fatto perdere tempo e soldi. Con le chiusure delle attività e delle fabbriche perderemo miliardi, ma per arrivare a questa decisione intanto ne abbiamo bruciati altri che non avremmo perso. E aggiungo che, se avessimo avuto da subito un atteggiamento più rigido, non avremmo esposto i nostri prodotti agli attacchi dei cosiddetti partner europei, che hanno approfittato dell’ epidemia per screditare l’ agroalimentare italiano».
C’ è stata una sottovalutazione del problema? 

«Questo fin dall’ inizio, quando i governatori del centrodestra chiedevano di mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina e la maggioranza ci accusava di razzismo e organizzava aperitivi del contagio e abbracci collettivi ai cinesi, ignorando gli allarmi dei nostri ambasciatori. Lì sì ho visto il pregiudizio politico, padre di gravi errori e conseguenti danni mortali. La maggioranza era accecata dal furore ideologico e aggrediva chiunque dall’ opposizione volesse fare qualcosa. Però a me pare anche che il governo abbia, di volta in volta, piegato la comunicazione a quello che pensava di poter fare. Pensi ai casi delle mascherine e dei tamponi».
Le mascherine che non servivano a evitare il contagio e ora sono indispensabili? 

«Esatto, quando erano introvabili, non servivano. Ora che abbiamo iniziato a fabbricarle, sono indispensabili. Ma anche gli asintomatici. Per settimane ci è stato detto che non erano contagiosi, perché non si voleva fare i tamponi. Ora è cambiata la linea politica e sono stati trasformati nei nuovi untori».
Al ministro Boccia le mascherine fanno molto ridere

«Perché non va in corsia nei reparti di terapia intensiva indossando quelle che esibisce garrulo in conferenza stampa?».
Il candidato alla presidenza di Confindustria, Bonomi, ha criticato gli interventi per l’ economia, sostenendo che aiutano solo i dipendenti e non le aziende e gli autonomi. A lei soddisfano? 
«A parte approfittare dell’ emergenza per allungare di due anni i tempi per i controlli tributari da parte dell’ agenzia delle entrate, che è un provvedimento piuttosto meschino, quando invece c’ è bisogno dell’ esatto contrario. Ritengo che le scelte di sostegno economico operate dal governo non tengano conto del rischio di desertificazione del sistema produttivo».
Confortante

«Giusta la cassa integrazione, ma la preoccupazione principale dovrebbe essere quella di non far chiudere. Il governo dovrebbe premiare l’ imprenditore che non mette in cassa integrazione e trattarlo come un eroe. Via tetto al contante, fatture e scontrini elettronici. Invece no, l’ esecutivo intensifica i controlli e ti dà come unica opzione la cassa integrazione, che è comunque una resa, rendendo più conveniente chiudere baracca piuttosto che andare avanti. La prima mossa da fare invece sarebbe stata abolire il decreto dignità e tutti gli adempimenti burocratici».
Non teme che bloccare le fabbriche crei dei danni irreparabili alla nostra economia, che è retta dall’ export? 

«Ho sempre detto al governo di salvare la produzione di chi esporta. So bene che se non si riforniscono i clienti internazionali quelli ti mollano, vanno da un altro e non li recuperi più».
È saltato il patto di stabilità europeo, con i suoi vincoli. Almeno questa è una buona notizia? 

«La notizia è buona, ma la morale è sempre la stessa. Il patto è saltato solo quando il virus ha colpito Germania e Francia e allora la Von der Leyen ha detto che si sentiva italiana. Come la vicenda delle risorse anti-Covid: finché il problema era solo l’ Italia, la Ue ha investito 200 miseri milioni, quanto il virus ha aggredito la Germania, si è cominciato a parlre di miliardi. La Ue si muove solo per tutelare gli interessi di Berlino e, in misura minore, Parigi. Di noi se ne frega, Anzi, se può ci ammazza. La vicenda Lagarde ne è l’ ennesima prova».
La gaffe della presidente della Bce. Dovrebbe dimettersi? 

«E chi la manda via? Quella non è una gaffe, la Lagarde non è una ragazzina. È stato un killeraggio consapevole ai danni dell’ Italia. Su suggerimento dei tedeschi, la presidente ha detto che la Bce non serve a chiudere gli spread, il che tradotto significa che non si sarebbe mossa per fermare la speculazione. Così la Borsa italiana è crollata del 17% in un giorno e si è aperta la strada agli stranieri, che potranno comprare a due lire i nostri asset spolpati».
L’ Italia rischia il fallimento? 

«L’ obiettivo dell’ Europa è costringerci a firmare il Mef, dopo averlo cambiato con l’ introduzione della possibilità di costringere uno Stato membro della Ue a ristrutturare il proprio debito. Il gioco è sempre lo stesso: i tedeschi vogliono far pagare il debito pubblico italiano dai risparmiatori italiani. L’ esplosione di Covid in Germania e Francia ha costretto poi la Bce a fare un passo indietro e varare l’ acquisto massiccio di titoli di Stato. Ma non c’ è da illudersi, ci riproveranno».
Il Coronavirus ucciderà la Ue? 

«Non lo so. Anche il Corona ha dimostrato che l’ Europa sulle grandi questioni si divide e ogni Stato va da sé. E non mi riferisco solo alla chiusura delle frontiere. Non le sembra strano che Bruxelles non abbia ancora previsto un sistema unico di certificazione dei decessi per Covid? Se la Ue fosse una cosa seria, sul modello degli Usa, non avrebbe un fondo salva-Stati perché ci penserebbe la Bce che, come la Fed, dovrebbe avere il compito di garantire la crescita e favorire il lavoro».
Da giorni i governatori agiscono autonomamente rispetto alle decisioni dello Stato centrale: il Covid non rischia di ammazzare anche l’ Italia, oltre alla Ue? 

«Io non vedo intenti centrifughi nelle decisioni dei governatori. Gli amministratori vanno in ordine sparso perché lo Stato non è credibile e non è efficiente. Il decisionismo delle Regioni è lo specchio della debolezza di questo governo, che nasce dal fatto che non è stato eletto. E qui torna il tema del consenso. I cittadini si fidano più dei governatori perché li hanno scelti, pertanto sono più autorevoli rispetto a un premier nato da accordi di Palazzo. Noi di Fdi lo diciamo da sempre: elezione diretta del capo dello Stato e maggiore decentramento, che se hai un potere centrale forte non diventa mai dissoluzione dello Stato nazionale».
Quando finirà l’ emergenza? 

«Questa è una domanda da fare ai medici. Noi politici cerchiamo di fare la nostra parte. Lasciamo dire che noi parlamentari di Fratelli d’ Italia abbiamo rinunciato ai nostri emolumenti del mese di marzo per aderire alla raccolta fondi in favore dell’ ospedale Papa Giovanni di Bergamo. In ventiquattr’ ore abbiamo raccolto 500mila euro. Spero che altri facciano la stessa cosa».

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