Da Cuba alla Russia: se ad aiutare l’Italia è solo “l’asse del male”

Roma, 23 mar – Un amico si vede nel momento del bisogno e oggi l’Italia ha tremendamente bisogno di amici. Nelle relazioni internazionali però, dove vige il rapporto tra Stati più che tra persone fisiche, l’aspetto amicale cede il passo a quello delle alleanze, che come storia insegna tendono a variare con più rapidità. Ecco allora che in piena emergenza coronavirus, è d’uopo chiedersi: chi sono realmente i nostri alleati? Una risposta secca forse non c’è, ma forziamo pure la mano: gli unici ad esserci venuti in soccorso concretamente sono Stati comunisti, ex comunisti, etichettati a prescindere dall’effettività sistemica come comunisti. Già, a darci una mano adesso sono proprio loro: gli Stati canaglia, “l’asse del male” e via delirando con i parametri degli scienziati politici anglosassoni.

Soccorso cubano

Partiamo dal più povero e bistrattato: Cuba. Ieri da L’Avana sono giunti all’aeroporto di Malpensa 37 medici e 15 infermieri che si sono subito messi a disposizione per aiutare il personale sanitario degli ospedali lombardi. Il governo cubano non ci ha inviato professionisti qualunque, bensì esperti nei rispettivi campi: 23 specialisti in medicina generale integrale, 3 pneumologi, 3 intensivisti, 3 specialisti in malattie infettive e 3 specialisti di emergenza. I 15 infermieri sono 7 intensivisti e 8 specializzati in emergenze. Molti di loro hanno già operato in territori difficilissimi, ad esempio per combattere l’epidemia di ebola nel 2014 in Africa.

Dalla Russia con amore

Non si è fatto attendere neppure l’intervento della Russia di Putin, arcinemico dei liberal di casa nostra che ora sono costretti a chinare la testa. Ieri sera a Pratica di Mare è arrivato da Mosca il primo dei nove aerei che trasportano medici, squadre di disinfestazione e materiale sanitario. Il Cremlino ha messo a disposizione dell’Italia ben nove aerei da trasporto militare Ilyushin 76 carichi di attrezzature mediche: mascherine, ventilatori, tute protettive, macchinari per le analisi, tamponi. Il messaggio che campeggia sugli adesivi è emblematico: “Dalla Russia con Amore”.

La coda del dragone

Ma prima ancora di cubani e russi sono atterrati a Malpensa, la scorsa settimana, i primi medici cinesi con 20 tonnellate di materiale sanitario. Appena arrivati all’aeroporto lombardo gli specialisti asiatici hanno srotolato uno striscione con un messaggio forte e chiaro: “Gruppo di esperti medici dalla Cina contro l’epidemia per l’Italia”. Già, proprio dalla nazione più colpita fino ad oggi dal coronavirus ci arrivano soccorsi. Nelle ultime ore da Pechino sono stati recapitati in Italia mezzo milione di mascherine, 4 tonnellate di materiale medico, 1.800 tute protettive e 150mila guanti.

E poi c’è il Vietnam, con il governo di Hanoi che oggi ha annunciato l’acquisto di oltre 4.000 test kit (non solo tamponi ma speciali kit “ready to use”) che verranno donati all’Italia, insieme ad altro materiale medico, nei prossimi giorni.

I nostri alleati

Insomma “l’asse del male” quasi al gran completo ci viene in soccorso. E gli altri, quelli che dovrebbero essere i nostri grandi “alleati”, cosa fanno per noi? Poco, per non dire nulla. O peggio ancora ci mettono i bastoni tra le ruote. E’ il caso ad esempio di due Stati membri dell’Ue come Romania a Repubblica Ceca che hanno bloccato alla frontiera le mascherine destinate all’Italia. O degli Stati Uniti, sì proprio i nostri “migliori alleati” e viceversa come direbbe Kissinger, che ci hanno sottratto mezzo milione di tamponi.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che buona parte delle nazioni occidentali è alle prese con la pandemia e quindi non ci possiamo aspettare grossi aiuti. L’esempio cinese potrebbe essere sufficiente a sostenere il contrario, ma a prescindere da questo ci aspetteremmo almeno di non essere sabotati. E invece eccola qua tutta la retorica dell’ombrello Nato e della grande famiglia Ue, si scioglie d’un tratto come neve al sole proprio nel momento del bisogno reale. Dunque signori, rispondete adesso, chi sono davvero i nostri “amici”?

Eugenio Palazzini

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