Coronavirus, si sperimenta il primo vaccino italiano

Dopo che Seattle ha dato il via alla prima profilassi sperimentale per combattere il Coronavirus su una donna di 43 anni, anche l’Italia “corre” verso la realizzazione di un vaccino anti Covid-19.

Ed i risultati della sperimentazione pre-clinica li avremo già ad aprile.

Come riporta IlMessaggero, per contribuire allo sviluppo del vaccino, è partita una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding (finanziamento da parte di un gruppo di persone) GoFundMe. L’annunciato è stato dato dalla Takis, azienda di Castel Romano alle porte della Capitale, la prima in Europa a testare il suo vaccino Covid-19 su modelli preclinici.

Primi test dopo l’estate

L’obiettivo è di verificare la tollerabilità e la sicurezza del farmaco ottenuto a partire da un frammento del materiale genetico del virus. Con ogni probabilità, i test saranno avviati già questa settimana dopo il via libera del Ministero della Salute. Se tutto andrà per il meglio, le prove sull’uomo cominceranno subito dopo l’estate.

L’Italia, oltre all’organizzazione sanitaria dell’emergenza che è stata presa come modello da tutti i paesi europei, sta per diventare d’esempio anche per la ricerca dei percorsi di profilassi e la loro cura.

L’azienda Takis

“È il primo passo per portare il vaccino alla popolazione. Proprio per la mancanza di finanziamenti pubblici è partita la raccolta fondi”, spiega Luigi Aurisicchio, fondatore e amministratore di Takis, azienda che si occupa di ricerca e formazione per conto proprio e di terzi correlata al campo oncologico ed immunologico oltre all’elaborazione di dati tecnici di sperimentazioni.

Anche un’altra azienda italiana, la ReiThera, sempre di Castel Romano, è in procinto di testare un altro vaccino, previsto sempre per il mese di aprile. Nel frattempo, si tenta di contrastare il Coronavirus tramite la sperimentazione di nuove strategie terapeutiche: mercoledì scorso, l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via allo studio del medicinale contro l’artrite reumatoide, il tocilizumab, sui pazienti contagiati dal Covid-19. Giovedì 26 marzo prenderà il via la seconda fase.

Sperimentazione con il farmaco anti-artrite

I ricercatori dell’Istituto Nazionale per i Tumori di Napoli, con l’aiuto dell’Università di Modena e dell’Istituto di Ricerca di Reggio Emilia che hanno messo a punto la sperimentazione, fanno sapere che i risultati sembrano essere molto promettenti: i primi pazienti sottoposti alla nuova cura sono stati alcuni ricoverati all’ospedale per malattie infettive “Cotugno” di Napoli.

Il tocilizumab, affiancato alle terapie antivirali, potrebbe diventare concretamente un’arma in grado di contrastare le complicanze polmonari da Covid-19 e, quindi, decongestionare le terapie intensive. Allo studio, potranno partecipare tutti i centri clinici e verrà gestito dalla piattaforma web dell’Istituto Pascale di Napoli.

I comitati etici

Il decreto “Cura Italia” punta alla centralizzazione degli studi in modo tale che tutti i centri prendano le decisioni allo stesso modo e seguano un protocollo unico concordato.

È stata resa più snella anche la decisione dei vari comitati etici che sono nei centri di ricerca: per gli studi, dovrà esserci un unico comitato di riferimento all’Istituto Spallanzani di Roma. La coralità scientifica dovrebbe essere totale. Il Comitato etico unico nazionale deve acquisire le proposte di sperimentazione sui medicinali (anche le richieste di uso compassionevole) esprimendo un parere unico valevole su tutto il territorio nazionale.

il giornale.it

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