Orrore in Pakistan, cristiano torturato e ucciso: aveva usato l’acqua di un pozzo “musulmano”

Cristiano torturato e ucciso in Pakistan. È colpevole di avere “contaminato” il pozzo da cui aveva attinto acqua per lavarsi. La vittima dell’atroce gesto è Saleem Masih, 22 anni. Prima lo hanno apostrofato con il termine “chura”, sobillati dal proprietario del pozzo. Parola oltraggiosa che si rivolge a individui di «infima provenienza e professione». Poi la “lezione”.

Pakistan, torturato e ucciso un cristiano 22enne

Picchiato e torturato anche con una sbarra di ferro rovente, il giovane ha riportato fratture al braccio destro e alle costole. Poi ha perso conoscenza. Trasportato all’ospedale di Lahore, capoluogo del Punjab, è morto ieri. Tre giorni dopo l’aggressione subita nel Baguyana. Prima di morire, però, è riuscito a segnalare l’aggressione per odio religioso. Era stato lo stesso Sher Dogar, mandante della “lezione”,  a chiamare la polizia. E ha spiegare di avere voluto punire il cristiano per “avere commesso un crimine”. Contaminando il suo pozzo.  Poi però ha anche cercato di mettere a tacere la famiglia di Saleem Masih.

Minoranze religiose sterminate

Per l’avvocatessa cristiana Yousaf l’ultimo episodio mostra come in Pakistan «non si alzi alcuna voce per contrastare queste ingiustizie contro le minoranze». La donna è particolarmente attiva nella battaglia per il rispetto dei diritti delle minoranze. E in queste ore è impegnata a restituire alla famiglia la 14enne Huma Younus, costretta alla conversione e al matrimonio con un adulto musulmano.

Giovedì scorso a Ginevra,  Michelle Bachelet, ha indicato come «le minoranze religiose in Pakistan continuano a subire violenza, attacchi ripetuti contro i loro luoghi di preghiera e discriminazione». Nonostante le raccomandazioni il governo pachistano «non ha modificato o cancellato provvedimenti legislativi che hanno portato a violenze contro le minoranze religiose. Come pure ad arresti arbitrari e persecuzione».

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