Coronavirus, la ricetta di Monti: “Serve più Europa”

Il coronavirus ha reso ancora più fragile l’economia dell’Italia, tanto che per numerosi esperti il nostro Paese rischia di finire in recessione.

Secondo Mario Monti la caduta italiana non è automatica, anche se appare evidente come la diffusione dell’epidemia abbia creato scompiglio in tutto il mondo con inevitabili ripercussioni sui conti di tutti i Paesi.

Intervistato dal quotidiano La Stampa, secondo l’ex premier Monti, una situazione economica del genere si sarebbe potuta evitare. Come? Con più sviluppo e meno mance elettorali. “Se nella politica di questi anni si fosse fatto uso di un po’ più di Amuchina, senza nascondersi dietro tante mascherine – ha spiegato il Professore – il virus dell’antipolitica sarebbe oggi meno diffuso”.

Al di là della comprensibile paura del virus (“come si fa a non averne?”), la ricetta suggerita da Monti per uscire dall’impasse coincide, né più né meno, che con più Europa: “Quando si arriva a questioni che hanno rilievo immediato al di là delle frontiere, come è per la salute pubblica questo dovrebbe vedere l’ Europa impegnata con chiari poteri e risorse”. Insomma, nonostante nei mesi scorsi il senatore avesse scagliato dei dardi all’indirizzo dell’Unione europea, adesso, per Monti, l’unica risposta per far fronte all’emergenza Covid-19 sembrerebbe essere proprio Bruxelles.

Scendendo nel dettaglio, è difficile prevedere cosa ci attende nel futuro anche se il Professore prova a rispondere a questa domanda: “Se in Cina o in Lombardia non si produce e non si lavora, la crescita frena. Al contempo, ansia e incertezza riducono i consumi. Gli effetti sui prezzi? C’ è chi immagina un quadro che non si vede da tempo: stagflazione. Pil fermo o in calo; accelerazione dei listini al dettaglio”.

Tra flessibilità ed errori del passato

Per contrastare l’emergenza sanitaria l’Italia chiede all’Unione europea maggiore flessibilità. Monti sottolinea subito i limitati margini della politica monetaria dei singoli Stati e i risicati spazi della politica di bilancio. In ogni caso, nota il Professore, “sarebbe utile fare più deficit per contrastare l’ effetto recessivo del virus, ma non tutti potranno permetterselo nella stessa misura”. A questo proposito la richiesta italiana avrebbe un lato nascosto: “I maggiori disavanzi sarebbero ancora una volta per spesa corrente, non per investimenti. Agli italiani di domani lasceremmo maggiore debito non coperto da un maggiore capitale”.

È questo che secondo Monti era evitabile: lasciare maggiore debito. “L’ Italia dopo due anni di pesanti sacrifici purtroppo non evitabili era uscita dalla crisi finanziaria nel 2013. Gran parte dei sette (dico 7!) anni successivi hanno goduto di un contesto internazionale molto favorevole, che gli altri paesi hanno saputo trasformare in crescita. L’ Italia no”.

Riforme strutturali insufficienti, contro-riforme sparse e interventi buoni solo a prendere voti e non a far crescere il Paese: è questa la colpa che il Professore dà ai governi del recente passato. “Con i tassi tenuti così bassi dalla Bce – ha aggiunto Monti – si sarebbe dovuto spingere di più per la crescita che non sui sussidi elargiti in disavanzo, dagli 80 euro all’ assegno di cittadinanza”.

il giornale.it

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