Scrive una lettera al Papa e accusa due preti di pedofilia: “In seminario abusarono di me”

“Per un anno intero non ho avuto la forza di andarmene e di denunciare quello che mi era successo”. La lettera aperta di un professore di filosofia a papa Francesco e al vescovo di Treviso inizia così e racconta una vicenda di abusi sessuali.

A parlare è, infatti, un docente che, a distanza di trent’anni, ha scelto di rendere pubbliche le violenze subite durante la sua permanenza in seminario, quando era ancora un ragazzino.

La lettera a Bergoglio

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, la storia è quella di Gianbruno Cecchin, che ha voluto scrivere una missiva al pontefice per raccontare la sua esperienza quando, da ragazzino, fu vittima di molestie. “La mia vicenda è simile a quella di tanti ragazzi vissuti all’ombra del campanile, negli ambienti della chiesa, fin da piccolo. All’età di otto anni ho iniziato a fare il chierichetto, a 15 anni l’animatore nella mia parrocchia di Galliera Veneta (in provincia di Padova, ndr) e a frequentare i gruppi di Azione cattolica in patronato”, scrive il professore, delineando una storia come tante.

La fuga dal seminario

Il professore, nelle righe che ha deciso di rivolgere a Jorge Mario Bergoglio, ha poi chiarito che a lungo non ha denunciato quegli episodi proprio perché allora erano in pochi a parlare di pedofilia e di abusi sessuali da parte dei preti. “Una sera, addirittura, stanco e sfinito di essere maltrattato e abusato sessualmente e non solo, sono letteralmente fuggito dal seminario vagando per la città di Treviso tutto solo e in balia dei miei dolori, delle mie angosce, delle mie atroci sofferenze e pregno delle mie ferite lancinanti che sanguinavano”, scrive il docente di filosofia nella lettera, che ripercorre tutta la sua esperienza.

La denuncia

La missiva è stata resa nota dall’associazione L’Abuso e, raccontando quelle esperienze, termina con l’epilogo della storia del professore. Cioè la testimonianza di quegli episodi, arrivata molti anni dopo. In base a quanto riportato dal quotidiano, la diretta conseguenza è stata la denuncia alla procura di Treviso per due sacertoti, anche se il reato è finito in prescrizione visto che gli abusi si sarebbero compiuti tra il 1990 e il 1991.

“Se parli sei morto”

Il professore di filosofia, nella sua missiva indirizzata al Papa avrebbe inserito una serie di particolari, compresi i nomi dei due parroci. “Io sono stato spesso, e continuo ancora oggi, nonostante siano passati più di 28 anni, a essere minacciato di morte da questi preti infami che hanno abusato sessualmente di me e che ancora oggi mi scrivono o mi fanno arrivare dei messaggi da altri preti o uomini di curia ‘Se parli sei morto'”, avrebbe testimoniato l’uomo. Che conclude: “I reati e i crimini che hanno commesso questi criminali sono andati, ovviamente, in prescrizione, ma in prescrizione non andranno mai il mio dovere, le mie lacrimi, i miei traumi subiti. E se papi, cardinali, vescovi archiviano (o meglio, insabbiano) Dio non archivia”.

L’annuncio della diocesi

Dopo la denuncia di Cecchin, la diocesi di Treviso, che nel frattempo ha fatto sapere di aver avviato un’indagine interna sui due sacerdoti, avrebbe espresso vicinanza “ai soggetti accusati e fiducia negli organismi competenti”. Nella nota, l’organo avrebbe sottolineato che all’epoca dei fatti, il docente era maggiorenne: “Al momento non sono stati forniti né alla diocesi, né ai mezzi di informazione, la minima prova di quanto affermato”.

il giornale.it

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