“Fatale l’assenza di sintomi”. Gli errori e il buco nella rete

L’anello debole nella catena di controllo, la smagliatura nelle misure di contenimento è il contagiato asintomatico. È una persona sana il cavallo di Troia che al proprio interno celava il coronavirus.

Un viaggiatore, anzi molti in realtà, che non avendo né febbre né tosse, forse soltanto un blando raffreddore, senza sintomi evidenti ha passato tranquillamente il controllo della temperatura all’aeroporto. Inconsapevole egli stesso di essere l’ospite grazie al quale Covid-19 è entrato in Italia.

Per questo da settimane alcuni epidemiologi e microbiologi insistevano, inascoltati, sulla necessità di eseguire il test del coronavirus su chiunque provenisse dalla Cina o comunque fosse entrato in contatto diretto con persone provenienti dalle zone contagiate imponendo anche un periodo di isolamento.

La misurazione della febbre con termoscanner o laser insomma appariva assolutamente insufficiente agli esperti e oggi le decine di persone positive al tampone per il coronavirus purtroppo confermano i loro timori.

A confermarlo anche Walter Ricciardi, rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che aveva lanciato un appello in questo senso condiviso anche dal virologo Roberto Burioni. «Tutti quelli che sbarcavano dalla Cina dovevano essere messi in quarantena. – ripete ora Ricciardi- Non so perché non siamo stati ascoltati. Il governo ha sopravvalutato l’efficacia del blocco dei voli diretti, che ritarda soltanto l’arrivo del virus perché la gente comunque si muove. Sarebbe stato meglio quarantenare le persone che tornavano dalle zone a rischio della Cina. Indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla religione, dovevano essere messe in quarantena».

Anche Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’Università di Padova, aveva allertato le autorità sanitarie rispetto alla possibilità definita rara ma non esclusa che il contagio potesse avvenire anche da portatori sani ovvero da persone che non mostravano alcun sintomo della malattia. Davanti ad un coronavirus altamente contagioso come oramai è evidente sia il Sars-CoV-2. E se è vero che il tasso di letalità è basso è pure vero che più si diffonde il virus più saranno i morti.

Per Crisanti «si è persa l’opportunità di testare la presenza del coronavirus su tutti quelli che arrivavano dalla Cina».

Ora ci si aspetta inevitabilmente che emergano nuovi focolai e dunque attenzione a non ripetere gli errori già commessi in passato. Per la Lombardia e il Veneto infatti occorre tenere conto, come ha precisato sempre Ricciardi , che «si tratta di cluster secondari, riguardanti cioè delle persone che non sono mai andate in Cina». E a questo punto «nuovi focolai sono altamente probabili. Anche a livello mondiale vediamo solo la punta dell’iceberg».

Che cosa fare dunque? Ascoltare gli esperti e coordinare l’azione. Ricciardi auspica «un’unica catena di comando coordinata che superi la tradizionale frammentarietà del Servizio sanitario nazionale italiano». Insomma le regioni devono procedere tutte insieme in modo da evitare si creino nuove falle.

Ma è certo che a questo punto i contagi inevitabilmente saliranno non perché ci sia un’esplosione di casi improvvisa ma semplicemente perché con i testi emergeranno tutti i casi di contagiati anche lievi che pensavano magari di avere un’influenza stagionale mentre la causa era il coronavirus.

il giornale.it

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