Mes, l’Europa smentisce la versione di Conte

Ancora una volta la versione di Giuseppe Conte sulla riforma del Mes è uscita con le ossa rotte dal confronto con la realtà. Altro che logica del pacchetto e Italia che conta in Europa: un documento appena partorito dall’Ecofin, cioè dal Consiglio economia e finanza responsabile della politica economica dell’Unione europea della regolamentazione dei servizi finanziari e di questioni inerenti alla fiscalità, smentisce clamorosamente la narrazione del premier sul Fondo salva-Stati.

Riavvolgiamo il nastro per capire cosa è successo nell’ultima puntata della telenovela relativa al Meccanismo europeo di stabilità. Come ricorda il quotidiano La Verità, il ministro italiano dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha partecipato a due importati incontri in campo europeo: uno all’Eurogruppo – il famoso “buco nero d’Europa” all’interno del quale si decidono le sorti del continente – l’altro al Consiglio Ue versione Ecofin, ovvero riservato ai ministri dell’Economia e della Finanza.

Il tema delle discussioni non prevedeva passi formali nel processo di approvazione della modifica del trattato sul Mes e del completamento dell’unione bancaria. In quei due giorni erano in programma una discussione in seno all’Eurogruppo e la conseguente approvazione dell’Ecofin di un importante documento contenente indicazioni relative alla politica economica europea.

Il semestre europeo

Vale la pena concentrarci sul documento approvato dall’Ecofin. Si tratta di un testo fondamentale per quello che viene chiamato “semestre europeo”, cioè di quel ciclo di coordinamento delle varie politiche economiche e di bilancio nell’ambito dell’Unione europea.

Ancor più nel dettaglio, durante il semestre europeo i vari Stati membri provvedono ad allineare le proprie politiche economiche agli obiettivi stabiliti a livello Ue. Il primo step del ciclo avviene a dicembre, quando il Consiglio pubblica raccomandazioni generali; il secondo vede i Paesi aderenti presentare i propri programmi di riforma per adattarsi ai suggerimenti provenienti dall’alto; il terzo e ultimo passaggio si concretizza a luglio con l’adozione dello stesso Consiglio delle raccomandazioni ad hoc Paese per Paese.

In altre parole, ogni Stato membro deve prendere in considerazione le raccomandazioni provenienti da Bruxelles e provvedere a inserirle nelle rispettive leggi di Bilancio nazionali. Ebbene, in quelle raccomandazioni trovano spazio le conclusioni dell’Eurogruppo riguardo Mes e unione bancaria. Cosa si scopre? Che la riforma del Fondo salva-Stati è ormai al termine (altro che modifiche ancora possibili), e che in merito all’unione bancaria i lavori proseguono fino al 2024.

Conte smentito dall’Ecofin

Qui entra in gioco Giuseppe Conte. Già, perché la risoluzione parlamentare datata 11 dicembre mirava a rassicurare l’opinione pubblica sulle discussioni ancora in corso sul Mes e citava la logica del pacchetto. Eppure nel documento non vi è traccia dei due punti sbandierati dal premier ai quattro venti, tanto meno di quella logica secondo la quale le riforme economiche volute dall’Europa avrebbero fatto parte di un pacchetto da negoziare congiuntamente.

Il testo dell’Ecofin parla chiaro: “Portare a termine i lavori sul pacchetto di riforme del Mes”. Questo significa che i lavori sull’approvazione del Fondo salva-Stati proseguono di gran carriera, eccezion fatta per alcuni dettagli secondari ancora potenzialmente modificabili, e che il completamento dell’unione bancaria si muove con la medesima velocità nella stesa direzione del Mes.

D’altronde Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha le idee chiarissime: “Il mese prossimo – riporta l’agenzia AdnKronos – puntiamo a finalizzare le discussioni politiche sulla riforma del Mes. Lo scorso dicembre l’Eurogruppo ha raggiunto un accordo di principio sul trattato rivisto dell’Esm e sulla documentazione legale di supporto. Dopo la firma dell’accordo che emenda il trattato, i Parlamenti nazionali e le procedure di ratifica devono fare il loro corso”. L’Italia? Mentre in Europa passano in rassegna le riforme della governance economica, il nostro Paese, in disparte, non riesce a toccare palla all’interno di una partita cruciale.

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