Bossi: ”Salvini sta sbagliando, il nazionalismo è un danno per la Lega”

La svolta nazionalista impressa alla Lega nord, oggi Lega Salvini premier, non piace a Umberto Bossi, il fondatore del partito nato nel 1991 dalla federazione di diversi movimenti autonomisti regionali.

E il Senatur fa poco o nulla per nascondere il suo malcontento e le sue preoccupazioni. In un colloquio con Gad Lerner pubblicato su Repubblica, Bossi ha ammesso di essere tormentato per il futuro della Lega, nata con un’anima lombarda e poi padana e non sovranista e populista.

I timori sono aumentati dopo che lo scorso venerdì al vertice del partito al posto di un segretario è stato nominato un commissario, il giovane deputato Igor Iezzi, ex giornalista della Padania e tra i più cari amici di Salvini. Il Senatur si augura che questo non significhi che la Lega ”non deve fare più niente. Capisco che il commissario serva a dare garanzie ai magistrati, questa Lega Nord non può sparire del tutto perché deve pagare i soldi”. Bossi, però, non si arrende e si mostra più combattivo che mai tanto da rilanciare la questione settentrionale affermando afferma in modo perentorio che “il problema dell’autonomia del Nord resta più aperto che mai, non sa in quanti mi vengono a trovare dal Veneto e dalla Lombardia, e io cerco di convincerli a restare nella Lega perché è qui che dobbiamo dare battaglia. Non penso affatto che sia finita”.

Il fondatore della Lega, applaudito nell’ultimo congresso federale, ha ammesso che se anche il nuovo statuto consente la doppia iscrizione non prenderà la tessera della ”Lega per Salvini premier”perché una ”nazionalista mica fa per me. Ci sono tanti militanti che non approverebbero. Molti sono già andati via, attirati dal movimento Grande Nord di Roberto Bernardelli. Sbagliano prospettiva. Soffrono perché la Lega ha tolto la parola al Nord. Ma non è finito il mondo. Un recupero è possibile”.

Imbeccato da Lerner, Bossi si è detto sorpreso dai risultati, da lui giudicati non positivi, della Lega alle Regionali del 26 gennaio. Per il Senatur, la svolta nazionalista che doveva servire a sfondare al Sud non è stata un successo. Anzi Bossi rincara la dose arrivando a fare i complimenti a Stefano Bonaccini, vincitore della tornata elettorale nel feudo rosso dell’Emilia-Romagna, giudicato bravo ”ad agganciarsi per tempo al treno di Lombardia e Veneto, con il progetto del regionalismo differenziato”.

È questo il punto su cui insiste Bossi. La Lega nazionalista ha commesso l’errore di concedere alla sinistra ”uno spazio che doveva essere il suo”. ”Come non capire che il popolo emiliano- ha aggiunto il Senatur- vuole raggiungere il traguardo dell’autonomia, sul modello di Zaia e Fontana. Era la prima cosa da offrirgli. Altro che prima gli italiani, per quello basta e avanza la destra nazionalista”.

Secondo Bossi, se ”trasferisci la Lega al Sud, poi diventa più difficile chiedere il voto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia” perché “la gente si chiede: la Lega fa ancora gli interessi del Nord, sì o no? Basta fare due conti. Più della metà degli elettori italiani vive sopra il Po. Se perdiamo questi, è finita”. Lo sfondamento nel Mezzogiorno per il Senatur non avverrà mai perché “nell’Italia meridionale l’elettorato si divide per clientele, come facciamo a credere che la Lega nazionalista diventi primo partito del Sud? E’ stato un errore provarci. Le ultime elezioni ci dicono che la strategia di andare al Sud è entrata in crisi. Torniamo indietro fin che siamo in tempo. Sono convinto che l’autonomia è una meta che raggiungeremo, per questo tengo duro”.

L’obiettivo è quello di tutelare il nord. E per ottenere l’autonomia, Bossi consiglia di mantenere anche buoni rapporti con la sinistra in quanto “più sensibile della destra a questo tema”. Ciò non significa, però, cambiare alleati. Il fondatore della Lega nord critica poi la mossa di Matteo Salvini di allearsi in Europa con partiti di estrema destra o populisti ed euroscettici come il Front National di Marine Le Pen, il tedescco Alternative fur Deutschland o il sovranista ungherese Orbàn.”Cercava una legittimazione internazionale. Quel genere di alleanze ti può aiutare momentaneamente a prendere qualche voto in più, ma poi nessuno li vuole, non sono spendibili per conquistare dei risultati. Gli alleati ti devono servire per governare, se scegli l’estrema destra dopo è difficile trovare qualcuno che fa gli accordi con te”.

Bossi confida che a parte i suoi fedelissimi leghisti della prima ora, Bossi non ha molti rapporti con lo stato maggiore del nuovo corso. L’unico con cui parla è Giancarlo Giorgetti che spesso gli fa visita.”Ma il suo ruolo ora è di indirizzare Salvini. Poi, si sa, ci sono altri che attaccano il carro dove ordina il padrone”.

Il Senatur, quasi in uno scatto di nostalgia, nel corso dell’intervista parla anche di uno dei protagonisti della Prima Repubblica: Bettino Craxi. Bossi ricorda che con il leader socialista non ha mai avuto un ero contatto personale anche perché Craxi”mi mandava i suoi emissari in regione Lombardia” per chiedere voti in Parlamento a Roma in cambio del federalismo. Ma il Senatur, seppur tentato, non ha mai ceduto: ”Era una scorciatoia con la trappola in fondo”.

A chiudere intervista ci pensa la moglie Manuela che ci tiene ad aggiungere un ricordo della sua vita privata che le sta a cuore:”Conosce la storia di mio nonno paterno, Calogero Marrone, venuto su da Favara in Sicilia per dirigere l’anagrafe di Varese sotto il fascismo? Scoprirono che falsificava i documenti per aiutare a fuggire gli ebrei e gli antifascisti perseguitati. Per questo lo deportarono nel lager di Dachau dove trovò la morte nel 1945. Ora lo Yad Vashem di Gerusalemme lo ha insignito del titolo di Giusto fra le Nazioni”.

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