Conte, ci vieni con me al ristorante cinese? Diteci come stanno veramente le cose (video)

Mi piacerebbe chiedere a Giuseppe Conte se, senza avvertire nessuno, stasera ha voglia di venire con me al ristorante cinese. Magari mi becco l’accusa di sciacallaggio da Rocco Casalino. Ma porre domande non lo è. In giro c’è apprensione, paura. Con un premier che ti dà la buonanotte con una conferenza stampa sul Coronavirus arrivato da noi alle dieci di sera e un ministro della salute che parla di peste o colera, c’è poco da stare sereni.

Va detto senza voler stare a tutti i costi col fucile puntato. E mi sento di ribadire le stesse rassicurazioni che offrii nei giorni scorsi al ministro Speranza, che mi telefonò con grande cortesia a seguito di un mio editoriale sul tema. E’ evidente che non ci può essere spazio per polemiche pregiudiziali, ma il governo, come dice Giorgia Meloni nel video qui sotto, ha il dovere di offrire certezze. Speranza sta sicuramente sul pezzo, ma si avverte un senso di confusione nell’informazione che si riceve. Non saranno sciacalli, credo, i presidi italiani, che vogliono sapere che cosa devono fare con le scuole.

Quali notizie ci nascondono ancora?

La psicosi deriva anche da informazioni che si accavallano e si contraddicono. È il governo italiano a dover muovere i passi opportuni per avere notizie certe, dice giustamente la presidente di Fratelli d’Italia. È vero che il governo cinese ha nascosto informazioni agli altri paesi non appena il virus si è manifestato? Ce ne nascondono altre? Qual è il tasso di contagio della malattia? Quale quello di mortalità? Ecco, per sgombrare il campo dai dubbi, anziché mettere il petto in fuori e declamare che lui non accetta critiche, Conte pretenda informazioni vere.

Le chieda alla Cina, all’Europa, all’Organizzazione mondiale della sanità. L’apprensione è figlia della carenza di notizie. Il premier non presuma di trasformarsi nel Nobel per la medicina del popolo. Dobbiamo sapere che cosa è successo tra l’8 dicembre, quando a Wuhan è scattato il primo allarme per il Coronavirus e il 31 dicembre, quando la Cina ne ha dato comunicazione all’Oms. Più di venti giorni in cui il morbo si è diffuso. E’ criminale.

Conte sa che che cosa sta succedendo in Africa?

E tutti noi finora abbiamo tutti capito solo che ci dobbiamo lavare spesso le mani. Bene. Le mascherine bisogna comprarle? Indossarle? In autobus o in metropolitana si deve scendere se sale a bordo una comitiva di cinesi? Chi avvisa, con l’esempio, che il pericolo non è questo? Oppure, se lo è, dà l’allarme serio? Ecco, sono domande a cui vorremmo avere risposte fondate. Per evitare razzismi – in realtà paura – o disinformazione.

Ad esempio, proprio perché il problema non riguarda solo chi viene dalla Cina, Conte ha idea quali siano le dimensioni del Coronavirus dalle parti dell’Africa? In quelle zone non è che ci siano mercatini così igienici, ci dicono. Ne parlano in pochi, ma anche laggiù arriva il pericolo. Pechino ha molti interessi nel Continente nero. La Nigeria, il più popoloso di quelle terre, è grande importatore di beni cinesi. Siamo sicuri che chiudere gli aeroporti mentre si torna ad aprire i porti sia la cura migliore?

Se non si è chiari su tutto questo, lo sciacallo è chi è muto o parla a vanvera. Se si dicono le cose come stanno, nessuno si sottrae alla responsabilità. A partire da chi ha a cuore la Nazione e la salute degli italiani.

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