Il Fisco controlla le foto per metterci alla gogna

Il contrasto all’evasione fiscale passa anche dai dati raccolti online, veri e propri indizi che sempre più spesso trovano spazio nelle sentenze dei giudici e nelle circolari dell’Agenzia delle Entrate.

Certo, resta sempre l’incognita della veridicità da dimostrare per le informazioni pubblicate dagli utenti sui vari social network, ma il Fisco, intanto, affila le armi.

Innanzitutto è bene fare un breve ripasso delle direttive. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, la circolare 16/E del 2016 ha aperto all’uso delle informazioni reperite sul web sulle cosiddette “fonti aperte”, cioè su social, motori di ricerca e servizi online. Le successive linee guida per i controlli 2020 prevedono, tra le altre cose, un riscontro sui siti internet di circoli e associazioni alla ricerca delle finte Onlus.

Il Comune di Pineto, provincia di Teramo, ha accertato l’imposta di pubblicità non versata per quattro anni utilizzando alcune foto scaricata da Google Street View. Gli spaccati mostravano chiaramente un veicolo sul quale era ben visibile l’installazione di un cartellone pubblicitario. La Cassazione, di fronte a una simile evidenza, ha respinto le obiezioni del contribuente, che ovviamente contestava le immagini.

Il Fisco e il web

In generale, il Fisco può utilizzare il web in più modi. Le autorità fiscali possono attingere alle immagini presenti su internet per reperire informazioni sulle caratteristiche degli immobili, sulla zona in cui si trovano, ma anche per scovare le finte Onlus e le false offerte che circolano in rete, come ad esempio palestre, piscine o centri benessere fasulli. In altre parole il Fisco è chiamato a individuare quelle immagini e quei dati (pubblici sulla rete) utili a inchiodare eventuali furbetti.

È tuttavia doveroso fare una distinzione tra Italia e Francia. Mentre il Fisco del nostro Paese può fare un uso “sartoriale” di internet, quello francese può farlo in modo “industrializzato”. In altre parole, Parigi può raccogliere e analizzare i dati pubblicati dai cittadini sui social in maniera automatizzata.

Per quanto riguarda i social, i messaggi e le foto presenti sui vari Facebook, Instagram e via dicendo, possono documentare “attività, consumi e spostamenti dei cittadini”. Dunque sono a tutti gli effetti prove, che non a caso sono usate nel campo delle cause di divorzio oppure per rilevare un tenore di vita incompatibile con il reddito dichiarato, o ancora per fare luce su una residenza fittizia.

Abbiamo parlato della veridicità. L’immagine da sola non è sufficiente a inchiodare colpevoli veri e presunti, perché ritenuta informazione incompleta e troppo generica. In certi casi, come ad esempio in campo amministrativo, è stata stabilita legittima l’emanazione di un’ordinanza demolitoria.

il giornale.it

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