Il cartello di Sala sulla sua porta di casa: “Qui vive un antifascista”

“Qui vive un antifascista. Qui vivo io!”. Beppe Sala, sul proprio profilo Instagram, ha risposto così alla scritta antisemita di Cuneo apparsa sulla porta del figlio di Lidia Beccaria Rolfi. In tal modo il sindaco di Milano ha voluto manifestare la propria vicinanza al figlio della staffetta partigiana deportata nel carcere di concentramento di Ravensbruck.

Nel frattempo i proprietari dell’abitazione di Mondovì hanno provveduto a denunciare il caso, su cui sta indagando la Digos di Cuneo. La donna ha vissuto nell’appartamento in questione fino al 1996; ha raccontato gli orrori vissuti nei lager in “Le donne di Ravensbrück“, ovvero la prima opera in italiano sulla deportazione femminile nei campi di concentramento della Germania nazista. La Rolfi lavorò per l’Istituto Storico per la Resistenza di Cuneo e per l’Associazione nazionale ex deportati. Nel ’97 invece uscì postumo “Il futuro spezzato“, un saggio sull’infanzia durante la dittatura con l’introduzione di Primo Levi.

Sulla questione è intervenuto Bruno Maida: “Ho attraversato questa porta molte volte. La scritta è apparsa oggi, dopo che Aldo è intervenuto su un giornale locale per ricordare sua madre. Mi sembra un gesto molto grave tanto più nella dimensione di Mondovì e per il ruolo di Lidia”. Lo storico, che con Lidia Rolfi ha scirtto diversi libri sulla deportazione, ha aggiunto: “Al di là della patente ignoranza – Lidia è stata una deportata politica – è uno dei molti segnali che ci dovrebbero fare alzare la voce per ricordare a tutti che essere antifascisti è il primo dovere della memoria che abbiamo”.

“Grazie sindaco”

Il post sul social network ha ricevuto oltre 20mila mi piace e diversi commenti nel giro di poche ore: “Grazie sindaco”; “Grande Beppe! Grande Sindaco!!!”; “Mitico! Vorrei essere milanese!”; “Signor sindaco, lei mi fa volare”; “Il mio sindaco”; “Milano antifascista”.

L’iniziativa di Sala ricorda molto quanto avvenuto a Pavia nel marzo del 2018, quando – poco prima delle elezioni Politiche – nelle case di alcuni militanti antifascisti erano spuntati degli adesivi con la scritta “Qui ci abita un antifascista”. Il tutto accompagnato dal simbolo dell’antifascismo barrato, come un divieto. Nel mirino erano finite anche le abitazioni di Giacomo Galazzo, esponente di Leu e assessore alla Cultura, di Silvia Chierico, consigliera comunale di maggioranza, e di altri membri dell’Anpi locale e della Rete antifascista.

il giornale.it

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