Uno Bianca, permesso premio per Alberto Savi

Alberto Savi ha usufruito di un permesso premio nel corso delle vacanze natalizie: l’uomo ha potuto trascorrere qualche giorno a casa con i famigliari.

Come confermato dalla sua legale Anna Maria Marin, l’ex poliziotto killer che sta scontanto l’ergastolo è già rientrato nel carcere di Padova. È il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno Bianca, che tra il 1987 e l’autunno del 1994 provocò 24 morti e oltre 100 feriti. La notizia è arrivata proprio nel giorno in cui si ricorda la strage del Pilastro del 1991 e il sacrificio dei carabinieri Mauro Mitilini, Otello Stefanini e Andrea Moneta.

Non si tratta però di un caso singolare: nell’aprile del 2018 Savi aveva ottenuto tre giorni e mezzo di permesso per le feste, con la possibilità di uscire a pranzo il giorno di Pasqua. Nel 2017 invece gli furono concesse 12 ore da trascorrere in una comunità protetta. L’avvocato Marin ha spiegato: “Sta continuando in maniera regolare i permessi premio e il suo comportamento viene valutato costantemente. In carcere prosegue a lavorare con una cooperativa”.

“Abbiamo paura”

Assolutamente contrari i parenti delle vittime, che si sono dichiarati amareggiati per la decisione. Rosanna Zecchi ha tuonato: “La nostra è una battaglia contro i mulini a vento, più diciamo che non riusciremo mai a perdonare i killer della Uno Bianca e più li fanno uscire. Sono convinta che non sono pentiti”. La presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime della Uno BIanca ha fatto sapere: “Alcuni feriti ancora mi chiamano per dirmi che hanno paura di poterli incontrare in strada. La nostra non è una battaglia personale, ma in difesa della società civile”. La donna ha poi aggiunto: “Capisco che chi ha rubato un pezzo di pane possa usufruire di permessi per uscire o di altri benefici in carcere, ma per gli assassini non dovrebbe essere così, questo non è possibile”. Zecchi infine si è domandata: “Già è uscito Marino Occhipinti, che è definitivamente libero, ora prima o poi lo faranno tutti. Ma la giustizia dov’è?”.

Circa un mese fa il magistrato di sorveglianza ha rigettato la richiesta di Fabio Savi di poter lavorare all’interno dell’istituto penitenziario. L’uomo è detenuto nel carcere milanese di Bollate. L’avvocato che lo segue, Fortunata Coppelli, ha spiegato: “Sta già facendo dei corsi in carcere, ma nonostante le relazioni sul suo conto siano positive la richiesta di lavoro è stata respinta”.

il giornale.it

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